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NAPOLI – L’assessore alla cultura del Comune di Napoli, Gaetano Manfredi, oggi, deve trovare il tempo per una telefonata. Dopo 4 secoli, per la prima volta nella storia, a dirigere il Pio Monte della Misericordia è chiamata una donna, Fabrizia Paternò dei Duchi di San Nicola.
 
Già da un paio di mesi è stata individuata come successore nelle vesti di soprintendente di Alessandro Pasca. E oggi ha aperto ufficialmente le porte del salone della Quadreria del Monte per presentare alla città il nuovo corso che si avvarrà di altri 6 discendenti di famiglie nobili napoletane: Carlo Sersale (con delega agli affari legali), Alberto Sifola di San Martino (patrimonio mobiliare, artistico e archivistico), Nicola Caracciolo (culto e assistenza), Riccardo Imperiali (affari legali del patrimonio immobiliare urbano), Riccardo D’Andria (patrimonio immobiliare agricolo e urbano) e Floriana Carignani (beneficenza).
 
Il Pio Monte, fondato nel 1602 da sette nobiluomini, rappresenta uno degli enti benefici più importanti nonché famosi al mondo perché, tra l’altro, ha in portafoglio, per così dire, quello che molti studiosi considerano il capolavoro assoluto di Caravaggio nonché una pietra miliare dell’intera storia dell’arte occidentale: Le sette opere di Misericordia.
 
Ma sono molte di più le opere di bene che l’associazione di via dei Tribunali 253 può vantare. Tanto che, solo per quelle compiute negli ultimi 6 anni, ha ritenuto giusto e utile catalogarle in un rapporto lungo 158 pagine ideato e coordinato scientificamente dal professor Ludovico Solima. “Qui – ha significativamente detto presentando il dossier – il bello è al servizio del bene”.
 
Per questo, quindi, il nuovo governo di questo scrigno d’arte e di solidarietà vuole un rapporto ancora più stretto con le istituzioni: “Con l’assessore alle politiche sociali del Comune, Luca Trapanese, ci conosciamo e lavoriamo assieme già da anni (Trapanese è fondatore e presidente della onlus che si occupa di disabili A ruota Libera, ndr), ma il sindaco ancora non lo conosco. Non ci siamo ancora sentiti. Tuttavia, ha istituito una commissione per coordinare le politiche culturali in città (la famosa cabina di regia guidata da Stefano Consiglio che Manfredi, però, non ha ancora ufficializzato, ndr) e ho avuto l’opportunità di parlare con una sua componente, Francesca Amirante. Ognuno di loro apporta un contributo. E non credo che sia stato sbagliato scegliere il metodo della cabina invece che nominare un assessore”.
 
In ogni caso: Fabrizia Paternò si pone l’obiettivo di aprire sempre più il Monte alla città e al quartiere che lo ospita (“qui attorno ci sono tante energie positive”).
 
E se si dovesse ripresentare una richiesta come quella avanzata nel 2019 da Capodimonte di avere in prestito le Sette Opere di Caravaggio? “Il trasferimento del Caravaggio, all’epoca (poi bocciata dal Ministero, ndr), avrebbe consentito di avere delle risorse da utilizzare per il sostegno di persone bisognose. La scelta di provare a prestarlo, alla quale partecipai perché ero al Governo in quel periodo, era nata in quest’ottica. Però capisco anche le sensibilità di altri, perché quando guardo quel quadro mi rendo conto che è parte profonda di quel posto, e non so dire ora cosa veramente farei”.
 
Sarà, però, sicuramente replicato presso l’oratorio di Santa Maria della Vittoria e della Santissima Trinità dell’Anticaglia il modello messo in piedi per rilanciare la chiesetta di Santa Luciella, da poco elevata all’onore di una ritrovata popolarità grazie alla trasmissione di Alberto Angela, al teschio con le orecchie e, soprattutto, a una cooperativa di ragazzi che hanno trovato in essa motivo di lavoro e riscatto.    
 
Ed è proprio quella di dare occasioni di lavoro, in piena continuità con il lascito di Alessandro Pasca, la prima opera di misericordia a cui si dedicherà il governo-Paternò. “In questo periodo così difficile per la città, siamo chiamati più che mai a dare risposte concrete – ha dichiarato la nuova soprintendente – E quindi promuoveremo una nuova immagine del nostro museo, che non è solo un museo ma un luogo di accoglienza e assistenza. Faremo sempre più capire a chi acquista il biglietto che con quei soldi aiuta il prossimo. Faremo in modo che i nostri spazi siano sempre più formato-famiglia e adatti per i bambini. Organizzeremo visite teatralizzate e comporremo un Comitato di valutazione con degli esperti per dare la possibilità a giovani artisti che non espongono altrove di farsi conoscere, con la nostra caffetteria che sarà solidale e a disposizione per le opere d’arte contemporanea”.
 
Dal salon des Refusès di Napoli possono sbocciare nuovi fiori.