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Benevento – “Dal 1984 molti sono stati i nomi che ha assunto l’attuale Ministero della Cultura, molte le competenze assunte dalla Soprintendenza, molte le funzionarie e i funzionari che si sono succeduti nell’azione di tutela del patrimonio archeologico, storico-artistico, architettonico e paesaggistico di Benevento, ma un punto di riferimento costante è stato Giuseppe Marino, che oggi, dopo 45 anni di servizio, va finalmente in pensione.   Peppe, durante i suoi anni di attività e fino all’ultimo giorno di servizio, non solo ha sorvegliato monumenti, aree archeologiche e reperti, ma ha anche evitato che in un attimo il passato della città potesse svanire per sempre”. Così Simone Foresta, Funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Caserta e Benevento.

“La tutela archeologica è infatti un’operazione complessa e delicata: reperti e strutture possono riapparire dopo migliaia di anni durante lo scavo delle fondazioni di un palazzo, durante la costruzione di un pozzo, durante la messa in opera di un cavo elettrico o per una precisa volontà durante gli scavi clandestini. Senza attenzione e protezione però i resti archeologici in un attimo possono essere distrutti o perdere il legame con il contesto di appartenenza, smarrendo così tutto il loro valore di documento storico. 

In molte di queste occasioni Giuseppe è stato presente con professionalità, capacità e determinazione, contribuendo a trasformare le scoperte in un’opportunità di conoscenza per tutti: era assieme a Werner Johannowsky quando venivano portati alla luce i resti dell’Anfiteatro e negli anni successivi ha assistito i funzionari della Soprintendenza quando i resti degli edifici romani sono emersi sotto il pavimento della Cattedrale, quando sono state indagate le fasi più antiche della Rocca dei Rettori, quando l’area di Cellarullo acquistava la sua fisionomia di parco archeologico.

Con la stessa attenzione rivolta ad ogni intervento di scavo, dai piccoli lavori di manutenzione urbana alle grandi infrastrutture che hanno interessato il territorio, Peppe ha anteposto sempre la salvaguardia del bene pubblico a qualsiasi altro interesse che avrebbe potuto compromettere la conservazione del nostro passato.

Così è stato anche di recente quando l’Arco di Traiano è stato minacciato dagli atti vandalici di balordi, quando l’area di Santa Clementina, attraversata nell’antichità dall’Appia, ha rischiato di essere invasa dal cemento o quando, grazie a lui, sono stati arrestati dei marines americani in congedo, che, trasformatisi in tombaroli, sondavano il territorio in cerca di tesori da vendere illecitamente.  

Il ruolo fondamentale svolto da Giuseppe è testimoniato inoltre dalla generosità nell’offrire consigli, aiuti e conoscenza a studiosi, a colleghi e a una miriade di giovani archeologhe e archeologi, che hanno trovato in lui un punto di riferimento sempre affidabile.

Siamo convinti che Giuseppe non riuscirà a fare andare in pensione la sua attenzione e passione per l’archeologia e per Benevento; siamo sicuri che continuerà a supervisionare ogni attività di scavo, mentre andrà in moto, mentre farà jogging, mentre andrà a fare la spesa. E noi gli saremo grati”.