NAPOLI – Mai dire Bagnoli. Da trent’anni rappresenta il sogno proibito dei napoletani di vedere la propria città voltare pagina e proiettata finalmente nel futuro post-industriale. Da trent’anni, invece, da Bassolino alla Iervolino, da De Magistris a Manfredi, sembra rappresentare solo una sorta di enorme tabu.
Laddove la politica napoletana è chiamata a dare il meglio di sè, si susseguono fallimenti e gaffe. Come, a detta del coordinatore cittadino di Forza Italia, l’europarlamentare Fulvio Martusciello, e del leader dell’opposizione consiliare Catello Maresca, rappresentano le ultimissime nomine fatte dall’attuale sindaco, designato dal Governo ad inizio anno commissario dell’area chiamata a una grossa trasformazione urbana.
“Quella di Bagnoli è una struttura commissariale assolutamente non all’altezza del compito con candidati trombati alle elezioni, mariti di presidenti di Municipalità, amici del cuore e tanto altro”, ha detto Martusciello.
Ma chi sono i nomi finiti sulla graticola? Manfredi ha scelto come subcommissari l’ingegner Filippo De Rossi e il notaio Dino Falconio, capolista non eletto le scorse amministrative tra le fila della civica ‘Manfredi sindaco’. Poi c’è un ripescaggio clamoroso, almeno per chi credeva che l’attuale sindaco volesse marcare una netta discontinuità col decennio demagistriano: con l’ingegner Giuseppe Napolitano, è stato richiamato in trincea anche il colonnello dei carabinieri Attilio Auricchio, per 9 anni uomo forte di De Magistris a Palazzo San Giacomo.
Ma non finisce qui: Manfredi ha chiamato altri 10 tecnici, in prevalenza ingegneri e architetti: Monica Di Laura, Giuliana Langella, Fabio Vigliotta, Giovanni Di Trapani, Francesco Gargiulo, Rosaria Battarra, Barbara Gabriella Orlando, Francesca Giovane di Girasole, Francesco Saverio Barone e Umberto Braschi.
Sugli ultimi due è scoppiata la polemica più veemente: dal centrodestra si è fatto subito notare, nel caso di Barone, che si tratta del cognato del neo direttore generale di Palazzo San Giacomo Pasquale Granata. E nel caso di Braschi che è il marito di Giovanna Mazzone, presidente della prima Municipalità in quota Azzurri per Napoli, oltre ad essere coordinatore di Fare Ambiente e, soprattutto, un patologo-nutrizionista.
Un chiaro segno di “lottizzazione”, ha sentenziato Maresca.
“Sarebbe stato fondamentale indire un avviso pubblico e fare appello alle migliori intelligenze della città. Invece è stato scelto il metodo peggiore”, ha commentato Martusciello.
E quindi: in serata Manfredi ha tentato di gettare acqua sul fuoco chiarendo che “in totale autonomia ho individuato figure professionali – distaccate già dipendenti della Pubblica amministrazione – in grado di fornire, per la rispettiva competenza, un contributo valido al controllo dell’opera di bonifica e riqualificazione di Bagnoli. La funzione della commissione di cui vanno a far parte è esclusivamente di monitoraggio, essendo la gestione delle risorse finanziarie in capo al soggetto attuatore”.
“La struttura – ha concluso Manfredi – ha già avviato la programmazione per accelerare i tempi di intervento nel comune intento di imprimere la svolta richiesta dai cittadini”.
Fatto sta che, a proposito di competenze, per quelle di Braschi, si fa presto, navigando su Internet, a sapere che è un gran sostenitore della dieta mediterranea.
Al Giornale del Cilento, una volta, ebbe a dichiarare: “Un bel piatto di pennette al pomodoro, una grigliata di pesce con verdure di stagione e un bicchiere di vino non sono solo una scelta perfetta per una romantica cena a lume di candela, ma un valido aiuto per un dopocena bollente”.
Si spiegava così, facendo il suo lavoro, perchè “gli italiani lo fanno meglio”. Certo, ora resta da vedere la performance a Bagnoli.