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Il 15 febbraio prossimo, la Corte Costituzionale si pronuncerà in merito all’ammissibilità di otto referendum; tra questi c’è anche quello per la legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo (per il quale lo scorso anno sono state raccolte oltre mezzo milione di adesioni in tutta Italia). Gli altri referendum al vaglio della Corte Costituzionale sono sei sulla giustizia e uno sull’eutanasia.

L’iter per il referendum sulla cannabis

La raccolta delle firme per richiedere un referendum sulla legalizzazione della cannabis ha riscosso notevole successo, testimoniato dal rapido raggiungimento della quota di 500.000 firme. Successivamente, i ritardi nella trasmissione delle adesioni da parte di numerose città, ha reso l’iter burocratico piuttosto lento e farraginoso, al punto da mettere a repentaglio la validità stessa delle firme raccolte e non trasmesse tempestivamente.

Il 12 gennaio scorso si è completato un altro passaggio molto importante: la Corte di Cassazione ha accettato le firme raccolte ad ottobre, ritenendole ammissibili. Di conseguenza, ora spetta alla Corte Costituzionale stabilire se la proposta di referendum avanzata da alcune associazioni (e il supporto di alcuni partiti) è ammissibile; qualora la pronuncia della Corte dovesse essere positiva, lo step successivo sarà quello del voto referendario, lo strumento mediante il quale i cittadini potranno rendere effettivo il contenuto del referendum.

Qual è la proposta del referendum per legalizzare la cannabis

Il referendum propone di apportare alcune significative modifiche al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope (D.P.R., testo coordinato 09/10/1990 n° 309), intervenendo sia sulle sanzioni penali che su quelle di natura amministrativa. In sostanza, l’obiettivo primario del referendum sarebbe quello di attuare una sostanziale depenalizzazione dei reati attualmente previsti dal Testo Unico di cui sopra.

All’atto pratico, i promotori del referendum (diverse associazioni pro-cannabis e svariati partiti quali Radicali italiani, Sinistra italiana, +Europa, Possibile, Potere al Popolo, Rifondazione comunista ed Europa Verde) propongono di eliminare il carcere per le condotte legate alla cannabis che attualmente prevedono una pena detentiva. In aggiunta, il referendum punterebbe a eliminare sanzioni amministrative quali la sospensione della patente di guida (o del certificato di idoneità per i ciclomotori), la pena attualmente prevista per qualsiasi condotta finalizzata all’uso personale di sostanze stupefacenti.

 

L’attuale quadro normativo

Nel 2017 è entrata in vigore una legge – la n. 242 del 2016 – finalizzata alla promozione della filiera agroindustriale della canapa. Il provvedimento ha aperto una sorta di spiraglio all’interno del quadro normativo italiano in quanto consente la libera coltivazione di una particolare varietà di cannabis (la sativa Linneus), purché la semina venga effettuata utilizzando sementi certificate. La canapa così ottenuta, spesso chiamata anche cannabis legale (da non confondere con quella destinata all’utilizzo farmaceutico), può essere lavorata e trasformata, ai sensi di legge, per ottenere alimenti, prodotti di cosmesi, semilavorati (tipo fibre, olio e carburante) nonché materiale da destinare alla bioingegneria, la bioedilizia o la fitodepurazione di siti inquinati.

 

Per quanto riguarda gli alimenti, il Ministero della Salute ha individuato, mediante la pubblicazione di uno specifico decreto, i limiti massimi di THC consentiti. L’acronimo “THC” indica il tetracannabinolo, un endocannabinoide presente nella canapa che determina gli effetti stupefacenti che caratterizzano la marijuana e l’hashish. In base a quanto stabilito dal Ministero della Salute, il THC negli alimenti non può superare i 5 mg/kg (0,5% del peso complessivo del prodotto). Una concentrazione così bassa impedisce al principio attivo di sortire effetti psicoattivi; di conseguenza, questo tipo di cannabis viene comunemente chiamata ‘light’, ossia leggera. I derivati della canapa legale, inclusi marijuana e hashish, che rispettano i limiti di THC individuati dalla legge vengono commercializzati da e-commerce specializzati come www.raskal.shop oppure da retailer autorizzati operanti all’interno di negozi fisici, in grado di garantire che il prodotto sia sicuro e conforme alle prescrizioni normative attualmente vigenti.