Benevento – Aggancio delizioso sulla trequarti e scarico per Moncini. La finezza di Roberto Insigne alla mezz’ora di Alessandria-Benevento resta la giocata più bella di una partita maledetta per i giallorossi. L’attaccante toscano non avrebbe poi sfruttato il filtrante lasciando che l’azione si perdesse nel nulla, preludio al gol del vantaggio dei padroni di casa. Un raggio di sole nel pallido pomeriggio piemontese, un fascio di luce nel grigiore di una prestazione opaca, da archiviare in fretta.
Il passo falso del Moccagatta ha bloccato – si spera solo parzialmente – il percorso di crescita di una squadra che stava acquisendo una certa maturità anche grazie all’evoluzione di uno dei suoi giocatori più tecnici, bravo a ritrovarsi dopo un avvio di stagione dai tratti confusi che gli era costato il posto. Proprio mentre il fratello Lorenzo stava ufficializzando la rottura col Napoli, Roberto si è ripreso il Benevento. Solido il contributo offerto nella striscia di cinque vittorie e un pareggio, non solo in termini di gol. Insigne ha ritrovato l’imprevedibilità, vestendo insieme ad Acampora il ruolo di regista occulto e allargando così il ventaglio di soluzioni offensive a disposizione di Fabio Caserta.
Due le reti in questo arco temporale, una al Vicenza e l’altra al Monza, ma è nell’apporto alla transizione offensiva e in un rifiorito spirito d’iniziativa che vanno individuati i valori trasmessi al collettivo. Più precisamente nell’accentrarsi, nell’attaccare la profondità, nel legare i reparti, nel provare a servire il compagno che si trova in posizione migliore piuttosto che nel concludere a rete. E pazienza se non sempre le cose riescono a meraviglia, (ad Alessandria, ad esempio, è mancata la precisione nell’assistenza a Forte a inizio ripresa), ma il fatto che Insigne riesca finalmente a ritagliarsi un suo spazio, una zona di comfort, è un indicatore da non sottovalutare.
Una zona da curare e rendere comunque flessibile, perché presto potrebbe aprirsi una nuova stagione anche per il mancino partenopeo, complice l’arrivo di Farias. La logica, una volta rimesso in sesto il brasiliano, lascerebbe pensare a un attacco di fuoco con due esterni ultra offensivi a supporto di Forte, chiamato a sua volta a non far rimpiangere Lapadula. Una soluzione a trazione anteriore che se adottata dal primo minuto vedrebbe la Strega azzannare l’avversario per mettere in disparte il concetto di equilibrio, ritenuto sacro da qualsiasi allenatore. Ma davanti a un’opzione così, chi non vacillerebbe?