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Venerdi 28 gennaio ci sarà finalmente la sentenza di primo grado sulla vicenda Isochimca, un’occasione necessaria per ricostruire una verità giudiziaria della vicenda. In questi giorni il Consigliere Francesco Iandolo, Capogruppo di APP in consiglio comunale, unitamente al comitato degli ex Operai, all’Associazione Lotta per la Vita, Legambiente Avellino, Libera Avellino e ad altre realtà che sono costituite parte civile nel processo, come i sindacati, hanno depositato un appello al Sindaco della città affinché sia presente in aula al momento della lettura della sentenza.

Una presenza non formale quella del primo cittadino che rappresenta anch’esso una delle parti civili ammesse nel processo a testimonianza di un interesse collettivo che va al di la delle vittime dirette e al di la del tempo nel quale la vicenda si è consumata. Dei danni dell’Isochimica continuiamo, purtroppo, a contare i morti e a subirne le conseguenze dell’inquinamento. D’altronde la vicenda della fabbrica di Borgo Ferrovia è una questione lunga, dolorosa e complessa.

Lunga per gli ex operai che non solo per otto anni hanno dovuto lavorare a diretto contatto con l’amianto ma che hanno dovuto aspettare quasi 30 anni per vedere finalmente l’apertura di un processo che sarà chiamato a stabilire una verità giudiziaria sulla vicenda, convinti del fatto che un faticoso percorso di giustizia sia già stato avviato dalla società civile. Dolorosa per le perdite. Sono oramai 33 le vittime con decine di operai gravemente ammalati di patologie correlate alla loro attività lavorativa.

Complessa perché ha messo in forte crisi il rapporto e la fiducia dei cittadini nello Stato e nelle istituzioni. Quello Stato che, in diverse forme, è stato complice e silente di fronte a quanto si consumava all’interno di quell’azienda che aveva cominciato a lavorare nella stazione ferroviaria e che poi si era trasferita a pochi passi, a ridosso di uno dei quartieri più popolosi della città e quindi vicino alla scuola, al campo sportivo, alla parrocchia.

Per il grande numero di parti civili e di imputati il processo si è celebrato nell’aula bunker di Poggioreale di Napoli. A nulla sono valsi gli appelli di cittadini, associazioni, ex-operai che erano ricorsi anche all’allora Ministro della Giustizia Orlando che aveva assicurato fondi per permettere di allestire un’area (anche prefabbricata) per consentire che la pagina giudiziaria di questa vicenda potesse essere scritta nella città che maggiormente aveva subito i danni e le conseguenze.

Questo non ha consentito una partecipazione attiva di quanti avrebbero voluto ascoltare dal vivo la ricostruzione di una vicenda con cui si continuerà a fare i conti anche nei prossimi anni e non solo fino alla sentenza definitiva o fino alla bonifica completa con la restituzione piena alla collettività di quel luogo.