Napoli – Ambulanze e auto in fila anche per diverse ore all’esterno del pronto soccorso infettivologico dell’ospedale Cotugno di Napoli. La variante Omicron manda in tilt il nosocomio partenopeo e ritornano scene che ricordano le prime ondate della pandemia. Il Cotugno è il pronto soccorso infettivologico di riferimento ed è dunque preso d’assalto in periodi di picco come questo. Dalle immagini rese pubbliche dalla pagina ‘Nessuno Tocchi Ippocrate‘, si vedono i mezzi di soccorso di nuovo in coda, in attesa dei posti letto per fare spazio ai nuovi ricoverati.
Nella giornata di ieri il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli ha incontrato il direttore generale dell’azienda ospedaliera dei Colli Maurizio Di Mauro e la bed manager del Cotugno, Mariacristina Boccia, per fare il punto della situazione Covid al Cotugno. “I contagi aumentano di giorno in giorno – ha detto Di Mauro – e la curva è destinata ad innalzarsi. Il nostro pronto soccorso riesce a gestire questa emergenza anche perché il turn over dei pazienti è molto rapido. Abbiamo riscontrato che l’80% dei ricoveri è di pazienti non vaccinati con patologie polmonari anche abbastanza gravi e molti sono anche giovani. L’unica strada per uscire da questa crisi è quella del vaccino. Senza di esso, con gli assembramenti che ci sono, i contagi dovrebbero essere di molto superiori a quelli che oggi vengono registrati, se questo non è avvenuto è grazie proprio ai vaccini che limitano anche fortemente la gravità delle patologie qualora il virus venga contratto”.
“Dal 4 gennaio – spiega la dottoressa Boccia – registriamo 30-40 (siamo arrivati ad un picco di 70) di ingressi giornalieri di pazienti Covid. Le code di ambulanze che si sono formate in alcuni giorni sono dovute anche al fatto che il Covid richiede protocolli e sistemazioni particolari e quindi occorre un po’ di tempo per preparare le stanze in isolamento. Dopo due anni di emergenza, ora ci facciamo trovare sempre pronti. La maggioranza dei pazienti ricoverati sono non vaccinati e restii quindi a considerare il Covid una vera malattia e spesso allora si curano a casa ed arrivano in ospedale soltanto quando la malattia è in stato avanzato. Rispetto al passato, ora l’età media dei ricoverati, anche in rianimazione, si è considerevolmente abbassata. Come già è stato detto, l’unico modo per mettere fine alla pandemia è il vaccino, basti sapere che non abbiamo un solo ricoverato che abbia ricevuto la terza dose. La cura con i monoclonali non è una sostituzione del vaccino, non può essere applicata a tutti, va fatta nei primi dieci giorni in cui viene contratto il virus e quando non sono presenti sintomi gravi e serve affinché la malattia non degeneri e porti all’ospedalizzazione. Tra l’altro molte persone arrivano al pronto soccorso e le rimandiamo indietro perché non necessitano di ospedalizzazione”.
“Noi non possiamo fare altro che invitare – il commento di Borrelli – come facciamo da tempo ormai, tutti a vaccinarsi e ad essere ancor più responsabili. Per le questioni sanitarie dei temi legati al Covid dobbiamo sempre attenerci alle fonti autorevoli e non a quello che circola, a caso, in rete. Ringrazieremo sempre il personale medico dei Colli e di tutti gli ospedali che ormai da due anni combattono in prima linea contro questo nemico invisibile”.