NAPOLI – Il prossimo 20 febbraio, sindaci e consiglieri comunali di Napoli e provincia eleggeranno i 24 componenti del consiglio metropolitano, l’organo che andrà ad affiancare gli altri due previsti dalla riforma Del Rio dopo l’abolizione delle Province così come le abbiamo conosciute fino al 2014: il sindaco metropolitano (che è, in quanto primo cittadino del comune capoluogo, Gaetano Manfredi) e la conferenza metropolitana (che è l’organismo che raggruppa tutti i sindaci della Città Metropolitana).
I 24 componenti saranno scelti tra i consiglieri comunali in carica.
Entro fine gennaio, i partiti dovranno presentare le proprie liste elettorali. E per farlo avranno bisogno della firma di 77 consiglieri comunali sparsi tra Napoli e i 91 Comuni della sua provincia.
Ogni consigliere potrà indicare sulla scheda elettorale un solo nome.
Ma non tutti i voti saranno uguali. Quello di un consigliere comunale di Napoli peserà di più rispetto a quello di Casola. Quello di un consigliere di Torre del Greco più di uno di Liveri. Il voto ponderato dipende da quanti abitanti contano i Comuni dove si è in carica.
Fin qui le regole del gioco.
La partita che raccontiamo, invece, è quella tutta interna al Movimento 5 Stelle. E in campo vede due squadre: quella del Movimento di Napoli-città e quella del Movimento della provincia, da Giugliano a Sorrento.
I 5 Stelle, in tutto, hanno 49 consiglieri comunali.
Ma se i 5 del consiglio comunale di Napoli (Salvatore Flocco, Ciro Borriello, Flavia Sorrentino, Fiorella Saggese e Demetrio Paipais) si mettono d’accordo e convergono su un unico nome, la partita finisce subito: la regola del voto ponderato sulla base della popolazione li fa pesare, da soli, più di tutti gli altri 44 messi assieme.
E in effetti, la tattica che si sta delineando è proprio questa. I 5 Stelle di Napoli città pensano di far confluire i loro voti su Salvatore Flocco, il primo eletto alle scorse amministrative del 3 e 4 ottobre con 1098 preferenze.
Sta di fatto che i provinciali non ci stanno.
E non per una questione di provincialismo. Ma per una questione più squisitamente politica. Flocco, infatti, ai loro occhi, così come l’ex assessore di De Magistris Ciro Borriello e Flavia Sorrentino, è tra gli ultimi venuti nel Movimento.
“E’ vero che è stato eletto, ma – ragionano nei meet up di provincia – non ha fatto, come tanti di noi, anni di militanza grillina sul territorio per meritarsi, ora, di andare in consiglio metropolitano senza nemmeno una discussione democratica”.
E quindi: Movimento contro Movimento. Con in programma, domani sera, un incontro generale che sa di resa dei conti.
Tant’è che un gruppo composto da un pò più della metà del totale dei consiglieri grillini (è formato da 25-26 consiglieri su un totale di 49) minaccia finanche una spaccatura clamorosa.
“Se vogliono mettere in un angolo noi che nel Movimento ci siamo da sempre, facciano pure – è la linea – ma le 77 firme per convalidare la lista elettorale se le dovranno andare a cercare da soli…”
E tanto che in casa grillina si sta con il bilancino e l’abaco in mano, che è stata subito bocciata la proposta di allargare il fronte del Movimento a quello di alcune civiche. L’ha avanzata la capogruppo in consiglio regionale Valeria Ciarambino dimostrandosi pronta ad abbracciare il movimento del sindaco di Bacoli Josi Della Ragione, ad esempio. Ma il fronte provinciale ha fatto muro: “Il Movimento non è un taxi”.
Così, per il consiglio metropolitano, alla candidatura di Napoli-città di Salvatore Flocco, questo fronte è pronto a contrapporre o un consigliere comunale uomo della provincia sud, o un consigliere comunale donna della provincia nord. Top secret i nomi.
In consiglio metropolitano, i grillini già sanno che avranno i voti per eleggere 1, al massimo 2 rappresentanti. E in provincia non vogliono bruciare nessuno.