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NAPOLI – “Oggi è sabato, domani non si va a scuola”: ai tempi di Pino Daniele, c’erano delle certezze che nessuno metteva in discussione.

Oggi, invece, che è domenica ed è l’ultimo giorno di vacanza per le festività di fine/inizio anno, chi sa rispondere alla domanda se domani, lunedì 10 gennaio, si torna a scuola?

In Campania, sicuramente in pochi. Perchè, come si sa, il Governo centrale ha deciso che, nonostante le nuove misure anti-Covid dovute al dilagare del contagio da variante Omicron, si torna in classe. Mentre, invece, il Governatore De Luca ha deciso di tenere ancora chiusi gli istituti del primo ciclo: scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Vale a dire, fino alle scuole medie.

Sta di fatto che da Roma hanno annunciato che questa scelta sarà impugnata: le scuole, per il ministro Bianchi, devono riaprire. Tutte. E domani il Tribunale già si potrebbe esprimere togliendo ogni dubbio e facendo suonare le campanelle regolarmente in tutti gli istituti già martedì.

Ma, nel frattempo? Domani si torna o no in classe? A Napoli, dove il sindaco Manfredi ha scelto di non prendere posizione tra l’incudine del Governo Draghi e il martello del Governatore De Luca, l’impressione è che si andrà in ordine sparso.

Una situazione emblematica dell’inevitabile confusione si registra presso il prestigioso Istituto Francese di Napoli di via Crispi, a Chiaia: una delle scuole dell’èlite napoletana. 

I genitori degli alunni del Grenoble sono spaccati tra chi è intenzionato in ogni caso a mandare i figli a scuola e chi è rassegnato alla Dad. 

E un avviso della direzione dell’Istituto non ha fatto altro che accendere ancor di più gli animi. Infatti, la nota della direttrice Nathalie Mary-Benies ha ricordato ai genitori, citando il decreto legge 44 dell’aprile dello scorso anno, che si è ridefinita in maniera estensiva la nozione di alunni con Bisogni Educativi Speciali. Possono essere considerati tali anche i piccoli con “bisogni socio-economici, linguistici e culturali al fine di consentire una migliore inclusione”.

La direzione, quindi, invita i genitori a considerare se i loro figli possano rietrare in questa  casistica. In tal caso, visto che anche l’ordinanza della Regione ammette gli alunni Bes in presenza, la scuola invierà “istruzioni sanitarie specifiche” e si dice pronta ad accoglierli. In caso contrario, vale a dire per gli alunni che continueranno ad essere senza Bes, non rimarrà che la Dad, la didattica a distanza. 

Per alcuni genitori, una forzatura, visto che comunque la Bes è stata concepita per chi ha uno svantaggio socioeconomico, linguistico o culturale. Un intervento a gamba tesa, un pericoloso tentativo di dribbling all’ordinanza di De Luca. Tanto più che chi ha il compito di individuare i bisogni educativi speciali sono i consigli di classe e finora i ragazzi del Grenoble riconosciuti con tale diritto (con i conseguenti percorsi di personalizzazione dell’apprendimento) sono pochissimi.

Per altri, invece, un tentativo, seppur estremo, di garantire il diritto alla scuola a quanti più ragazzi possibile. 

Oggi è domenica, domani chissà chi andrà a scuola.