Tempo di lettura: 2 minuti

di Gigi Caliulo

Chi ancora oggi propina la storiella dell’allenatore che non incide sulle prestazioni è stato smentito dalla vittoria della Salernitana sul Cosenza. La partita dell’Arechi è la cartina di tornasole del lavoro fin qui svolto da Marino. Al di là della media punti, chiaramente positiva considerando le due vittorie in altrettanti incontri disputati, la vittoria sull’undici silano ci regala diverse certezze. Anzitutto il blocco psicologico del gruppo, sul quale l’allenatore è riuscito ad incidere nell’intervallo. Quindi i cambi tutt’altro che conservativi effettuati dopo la rete del vantaggio. Infine la scelta degli uomini, a cominciare proprio dall’autore dell’1-0. Resta un mistero il motivo per il quale Corazza fosse rimasto clamorosamente ai margini del gruppo fino all’approdo in granata dell’ex Udinese. Un allenatore in grado di leggere le partite e di riparare anche agli errori di partenza – leggi Tello – e di dare alla squadra quell’idea di sicurezza e consapevolezza che solo la spavalderia dell’ingresso di Tongya e Simy dopo il vantaggio (per dare gamba e dribbling) poteva dare.
A quattro turni dalla fine la situazione è decisamente migliore in casa Salernitana: certo, nulla è stato ancora raggiunto ma qualcosa è cambiato e chi aveva già recitato il de profundis deve, ad oggi, ricacciarlo in gola.
Il calendario dice che i granata dovranno giocare altre quattro finali; tre in trasferta, una sola in casa. Ma la musica è cambiata e la salita sembra molto meno ripida rispetto a due settimane fa.