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Mentre il sistema sanitario locale continua a fare i conti con liste d’attesa interminabili e servizi sotto pressione, resta senza risposta una questione delicata che riguarda la direzione del presidio ospedaliero “Ruggi d’Aragona” di Salerno. Da settimane, infatti, si attende un chiarimento sulla posizione del direttore Walter Longanella, la cui sfera familiare risulterebbe coinvolta nella gestione di laboratori di analisi privati.

A intervenire è Mario Polichetti, responsabile nazionale del Dipartimento Salute dell’Udc, che denuncia apertamente l’inerzia delle istituzioni sanitarie locali:

“È inaccettabile il silenzio che da settimane accompagna la questione Longanella. Possibili conflitti d’interesse non possono essere ignorati o minimizzati: servono trasparenza e chiarezza, soprattutto quando si ha una responsabilità pubblica così rilevante”.

Polichetti punta il dito contro un sistema compromesso da pratiche opache e interessi incrociati:

“Il ‘Ruggi’ è diventato un catino di conflitti di interessi. Ci sono medici che mettono al primo posto le attività private, lasciando ai margini il servizio pubblico. Intanto, le liste d’attesa crescono e i cittadini pagano il prezzo di una sanità che non riesce a garantire equità”.

E fa un esempio concreto che fotografa perfettamente il cortocircuito in atto:

“Se chiami il Cup per prenotare una visita, ti danno appuntamento tra mesi. Ma se telefoni allo stesso medico che dovrebbe erogare quella prestazione in ospedale, lo trovi disponibile il giorno stesso nel suo studio privato, naturalmente a pagamento. Questo è un sistema che penalizza i più deboli e alimenta una concorrenza sleale gravissima”.

Una situazione che, secondo Polichetti, grida vendetta anche per l’assenza di controlli:

“Ma chi controlla tutto questo? Che fa la direzione generale? E i primari, che dovrebbero monitorare l’attività dei loro reparti? Il danno è evidente, eppure regna l’omertà. Nessuno interviene, nessuno verifica. Il risultato è che il cittadino paga due volte: prima con le tasse, poi di tasca propria”.

Infine, un appello alle istituzioni:

“Si preferisce adottare provvedimenti spot, utili solo per l’immagine, piuttosto che affrontare i veri problemi strutturali dell’Azienda. A fine mese, però, lo stipendio lo incassano tutti, a prescindere dalla qualità dei servizi offerti. Chi ha il dovere di vigilare prenda finalmente posizione: non si può più far finta di nulla”.