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A Cesa, nel Casertano, la Domenica delle Palme si è trasformata in un incubo. È il 13 aprile quando, all’interno di una sala slot, viene ritrovato il corpo senza vita di un ragazzo. Si chiamava Davide Carbisiero, incensurato, originario di Succivo. Aveva solo 20 anni. A sparare è stato un ragazzo di 17 anni. Fermato poche ore dopo, ha confessato: “Non volevo ucciderlo. Gli stavo solo mostrando la pistola. Poi è partito un colpo”. Un proiettile che è stato fatale per Davide, lo ha centrato alla giugulare. Non gli ha lasciato scampo.

Secondo una prima ricostruzione, Davide aveva passato la serata del sabato con la sua fidanzata. Attorno alle 4 del mattino l’aveva riaccompagnata a casa, a Orta di Atella. Poi si era diretto a Cesa, alla sala slot “Real Beautiful” di via Enrico Berlinguer. Un locale notturno frequentato da molti giovani. Alle 5:30 del mattino, l’ultimo messaggio alla ragazza: “Ti porto i cornetti caldi”. Promessa mai mantenuta. Da quel momento, il silenzio. Nessuna risposta alle chiamate.

Poco dopo le 6, il ritrovamento: il corpo riverso in una pozza di sangue. A notarlo sono stati alcuni addetti della sala slot e del bar adiacente. Gli inquirenti si muovono subito. La svolta arriva in serata: la Procura di Napoli ferma un minorenne, gravemente indiziato dell’omicidio. Confessa: è un 17enne, un amico d’infanzia. È stato lui a premere il grilletto. “Non volevo ucciderlo, volevo solo mostrargli l’arma”, dirà al giudice. Ma Davide adesso non c’è più. E quel colpo, anche se “accidentale“, ha spento una vita.

L’indagine è ancora in corso. Ma il dolore, quello, ha colpito l’intera comunità. Succivo si ferma. Si stringe attorno a una famiglia che non riesce a darsi pace. Il Comune ha esposto le bandiere a mezz’asta in segno di lutto. Tutta la comunità si è stretta nel dolore. Mentre si celebrano i funerali, tutti si chiedono: com’è possibile morire così? Durante la cerimonia funebre, il vescovo ha pronunciato un’omelia toccante, un invito alla riflessione, che ha toccato il cuore di tutti i presenti.

Davanti al locale, oggi chiuso e posto sotto sequestro, resta solo il silenzio. E un mazzo di fiori, poggiato da qualcuno. Lì, dove tutto è finito. Ma cosa è successo davvero in quelle ore drammatiche? Secondo il 17enne fermato, quel colpo è partito per errore. Eppure, fuori da quelle indagini, tra i ragazzi del paese, si racconta un’altra verità. Una lite. Forse scoppiata all’improvviso, forse covata da tempo. Un diverbio per questioni di droga, degenerato nel sangue. Chi conosceva entrambi parla di tensioni, di parole pesanti. Di un’amicizia che, negli ultimi tempi, si era incrinata.

Versioni che si scontrano. Ipotesi che si rincorrono. Ma una certezza resta: Davide non c’è più. E quel colpo, qualunque sia stata la causa, ha distrutto due vite. Una spezzata. L’altra segnata per sempre.