Si fratturò la caviglia cadendo in un dirupo dove il compagno violento la raggiunse non per prestarle soccorso ma per sferrarle un pugno nell’occhio prima di soffocarla tappandole naso e bocca con una mano. Sarebbe stata vittima di un femminicidio, Marta Maria Ohryzko, la 32enne ucraina morta il 13 luglio 2024 in località Vatoliere di Ischia, per i carabinieri e la Procura di Napoli (pm Alfredo Gagliardi della IV sezione coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone) per mano del suo compagno 41enne Ilia Batrakov, già detenuto per questa vicenda, a cui ora viene contestato l’omicidio volontario pluriaggravato.
Le nuove accuse sono state notificate nella casa circondariale napoletana di Poggioreale a Ilia Batrakov, dove il cittadino russo è detenuto dal 15 luglio 2024, dopo la notifica di un provvedimento di fermo emesso dagli inquirenti per il reato di maltrattamento in famiglia aggravato dall’evento morte. La misura cautelare del carcere venne disposta dal gip il successivo 17 luglio e poi confermata dal Riesame il 5 agosto. A dare una svolta alle indagini dei militari di Ischia sono state le intercettazioni ambientali e telefoniche, e le risultanze della consulenza autoptica. L’omicidio volontario viene contestato nella forma pluriaggravata dai motivi abietti e futili, e dal fatto che l’indagato avrebbe agito “approfittando di circostanze di tempo, luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”. Ascoltato dai carabinieri all’epoca Batrakov raccontò che la sua compagna si era allontanata dalla roulotte nella quale vivevano dopo un litigio, per poi cadere nel dirupo fratturandosi una caviglia. Più volte, fu accertato, chiese invano aiuto col telefonino all’uomo prima di morire non per un’embolia provocata dalla frattura, come venne ipotizzato in un primo momento, ma uccisa, secondo le nuove risultanze investigative, dal 41enne russo.
Impedì alla compagna ferita, caduta in un dirupo, di respirare, comprimendole bocca e il naso, facendo presa sul volto della vittima con la mano sinistra sporca di terriccio ed erba, lasciando segni inequivocabili poi riscontrati dal medico legale e dall’anatomopatologo durante l’autopsia. Non solo. Dai colloqui in carcere, intercettati dai carabinieri, emerge la malcelata preoccupazione dell’ indagato circa la possibilità che i militari dell’ arma possano scoprire i segni della sua aggressione. Sono questi alcuni degli elementi probatori sui quali si basa l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato che i carabinieri di Ischia e la Procura di Napoli (pm Alfredo Gagliardi della IV sezione coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone) contestano al 41enne russo Ilia Batrakov.
L’uomo da oggi è ritenuto l’autore del femminicidio che il 13 luglio 2024 è costato la vita alla sua compagna ucraina 32enne Marta Maria Ohryzko.
Inoltre, a differenza di quanto sostenne il 41enne, che secondo gli investigatori voleva farla passare per una alcolizzata, la vittima non era ubriaca quella notte, come emerge dagli accertamenti tossicologici i quali, invece, evidenziano l’assunzione di farmaci in misura compatibile con una cura antipsicotica.
Bratrakov mostra una certa inquietudine in particolare quando il suo interlocutore in carcere gli riferisce che le attività autoptiche si stanno concentrando sui polmoni della 32enne: nelle vie respiratorie, effettivamente, i consulenti della Procura riscontreranno tracce di terreno e materiale vegetale inspirati nell’estremo tentativo di incamerare aria per vivere.
L’uomo da oggi è ritenuto l’autore del femminicidio che il 13 luglio 2024 è costato la vita alla sua compagna ucraina 32enne Marta Maria Ohryzko.
Inoltre, a differenza di quanto sostenne il 41enne, che secondo gli investigatori voleva farla passare per una alcolizzata, la vittima non era ubriaca quella notte, come emerge dagli accertamenti tossicologici i quali, invece, evidenziano l’assunzione di farmaci in misura compatibile con una cura antipsicotica.
Bratrakov mostra una certa inquietudine in particolare quando il suo interlocutore in carcere gli riferisce che le attività autoptiche si stanno concentrando sui polmoni della 32enne: nelle vie respiratorie, effettivamente, i consulenti della Procura riscontreranno tracce di terreno e materiale vegetale inspirati nell’estremo tentativo di incamerare aria per vivere.