Tempo di lettura: 2 minuti
Avevano escogitato il modo per aggirare i limiti massimali dei siti legali di scommesse adottando la cosiddetta “procedura ‘senza uno zero‘” ossia indicando importi minori per ciascuna puntata, i bookmaker tra i protagonisti dell’indagine della Procura milanese in cui tra gli indagati ci sono 12 calciatori di serie A ed altri atleti meno noti e che ieri ha portato la Gdf a sequestrare quasi un milione e mezzo di euro e a mettere i sigilli a Elysium, la gioielleria usata per saldare i rilevanti debiti degli sportivi per le giocate illegali.
Il sistema architettato dal gruppo guidato da Tommaso De Giacomo, 38 anni, che dirigeva e coordinava tutte le attività connesse al gioco su piattaforme illecite e che gestiva sia una sala scommesse Snai a Milano di proprietà della madre e una nell’hinterland, era riuscito a bypassare il tetto posto alle giocate ‘ufficiali’. Cosa per per lui significava un ulteriore guadagno in quanto avrebbe pure ottenuto uno sgravio sulle commissioni.
Tale modalità era ben nota agli altri giocatori come testimoniano alcune chat agli atti dell’indagine. De Giacomo aveva accomandato a Nicolò Fagioli, centrocampista della Fiorentina, tra i calciatori nei guai e che con Sandro Tonali, ora al Newcastle, aveva un ruolo anche di “collettore di scommettitori“, di spiegare “la roba dello 0” anche agli altri. E poi sul gruppo WhatsApp formato da Fagioli, l’ex arbitro Piero Marinoni e il tennista Matteo Gigante viene fatto un cenno alla modalità di gioco “senza uno zero”. Marinoni avrebbe inoltrato sulla chat uno screenshot di una scommessa – senza nominare lo scommettitore – dicendo “considera che questo gioca senza 0 (…) quindi ha messo 5K per 270K”.
Infatti dalla scommessa si evince che l’importo scommesso è stato di 500 euro e quello dell’eventuale vincita sarebbe stato poco più di 27 mila euro.