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A Borgo Coroglio si potrà demolire e riedificare, perché il sito non rientrerebbe “nell’area ristretta” dei Campi Flegrei, dove “sono vietate le nuove costruzioni”. A questa conclusione giunge l’architetto Antimo Di Martino, in un’analisi realizzata per la rete sociale No Box – Diritto alla città. “Campi Flegrei: cosa bolle in ‘caldera'” si intitola il documento, col quale si vuole aggiornare sulla situazione della zona, tra emergenza bradisismo e bonifica di Bagnoli. Nel capitolo “Rischio connesso al bradisismo e vulcanico generico” si affrontano i temi di manutenzione straordinaria ed ordinaria dell’edificato esistente, e delle vie di fuga. “La Protezione Civile – ricorda De Martino – ha emesso a fine febbraio 2025 una “mappa di ricognizione areale della vulnerabilità degli edifici privati””. Essa è basata sullo studio Plinius. “Le valutazioni – rileva il tecnico dei No Box – sono state fatte dal 24 marzo al 7 giugno 2024, quindi, non aggiornate con gli eventuali danni all’edificato conseguenti agli sciami sismici avvenuti recentemente”. Insomma, secondo De Martino “dette valutazioni” avrebbero “semplicemente carattere statistico”. Da questo però “si è desunto solo che il 10% dell’edificato è gravemente ammalorato e che il 35% lo è mediamente“. Per l’architetto, “risulta quindi evidente che non si abbia ancora adeguata contezza di quanto esiste al fine di poter predisporre un piano di intervento esecutivo di manutenzione straordinaria preventiva”.

Campi Flegrei: la mappa speditiva

C’è poi il capitolo delle edificazioni. “La Protezione Civile ha precedentemente emesso (7/11/2024) – ricorda Di Martino – la così detta mappa speditiva dei Campi Flegrei, essa individua le aree ricadenti nei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Napoli (quartiere di Bagnoli e parte delle municipalità di Soccavo/Pianura e di Posillipo)”. Il tracciato individua “le “zone di intervento”, così come definito nel DL 140/23”. In più, “all’interno di un’area più ampia ne è stata individuata una “ristretta” (colorata di viola sulla mappa, ndr) nella quale si ritiene possano verificarsi i fenomeni più seri”. Ebbene, il documento sottolinea: “Solo nell’area ristretta sono vietate le nuove costruzioni”. Questa zona, peraltro, “limita ad est con l’area del Sin di Bagnoli Coroglio”. E pertanto “quest’ultima, quindi, ne risulta esclusa: nel Sin infatti si potranno costruire, come stabilito dal Praru, 1600000 mc, di cui 400000 mc di residenze (circa 6000 nuovi vani)“. Si tratta, in buona parte, di superfici destinate ad esproprio. Da quanto dice Di Martino, “non è ancora chiaro chi li dovrebbe utilizzare ed a quale titolo, si tratterebbe in ogni caso di circa 6000 vani per circa 6000 persone“.

Mappa speditiva: in viola la “zona ristretta” dove sono vietate nuove costruzioni

Ma il Sin Bagnoli Coroglio è in ballo per un’altra questione cruciale: la bonifica di mare e spiaggia. Il tecnico della rete No Box premette di aver “avuto modo di conoscere i progetti per la nuova linea di costa”, in base “ad una complessa e caparbia ricerca sui siti di riferimento del Commissariato di Governo e del suo soggetto attuatore Invitalia”. Sul sito di Invitalia, soggetto attuatore del Praru, “il 13/01//2025, sono stati pubblicati i documenti” del ministero dell’Ambiente (https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/MetadatoDocumento/1195391). “Essi riguardano – scrive l’architetto – la cancellazione delle precedenti definizioni di legge in merito al ripristino della linea di costa ad epoca pre Italsider”. Con il decreto legge 7 maggio 2024, divenuto legge in agosto, si  sarebbe “cancellato di fatto – sostiene Di Martino – la precedente legge che chiedeva il ripristino di cui sopra e si è dato il via al superamento della messa in sicurezza e della demolizione della colmata”. A questo punto, risulterebbe “quindi chiaro che la precedente scelta di ripristinare 1,2 km di arenile verrà disattesa completamente”. Attualmente è in corso la procedura Via (valutazione impatto ambientale). “Il progetto prevede – afferma Di Martino – il mantenimento dell’85% della colmata (ne verranno smussati due angoli) e la “tombatura” delle superfici in vista, in modo che non ci siano ulteriori l’acqua piovana non continui a disseminare i contaminanti”. Al tecnico, dunque, “sorge una domanda: il sesto lato della colmata, quello a contatto con il sottofondo, non verrà tombato?”. Lo scenario potrebbe vedere, allora, “due arenili separati dalla interposta “colmata tombata”, ben più alta (circa cinque metri)”. Uno dei “due arenili avrà come sfondo il nuovo porto, quello che ospiterà anche mega yacht”. Inoltre, “la “piattaforma” tra i due arenili (si tratta di circa 190000 mq.) servirà ad ospitare strutture potenzialmente utilizzabili per le più disparate utilità”. Il giudizio di Di Martino sull’operazione, perciò, non è favorevole.