L’epoca era quella del Covid, esploso da poco. Tutti in casa, tutti con le mascherine, restrizioni e igienizzanti, pile e pile di carta per giustificare le proprie uscite. Per non parlare dei tamponi.
In tutto questo periodo si è sviluppato un senso di casa e di ingegno per occupare il tempo nel modo più proficuo possibile. Tra cibo, pizze, sartoria, lavori a maglia, disegno e chi più ne ha più ne metta. C’era anche chi aveva sviluppato e incrementato, ed era questo il caso, l’arte manuale nella creazione dei presepi.
Ed è stata questa la molla che ha portato le telecamere di Anteprima24 all’interno della casa di Gerardo Infantino nel dicembre del 2020.
Un museo casalingo con creazioni in ogni dove, un’arte innata, un amore incredibile che lo ha portato a ricreare la natività nei luoghi più impensabili: un mollusco, una lanterna, un vecchio televisore, un sottovaso e persino un mezzo panino. Ma la vera creazione, quella che ha colpito l’attenzione, è la scena della nascita di Gesù trasportata a Benevento, nel bel mezzo del plastico che rappresenta Piazza Santa Sofia, luogo caro per Gerardo che ritmava la sua vita tra la Chiesa e casa sua.
Uno spettacolo di creatività e architettura, un lavoro lungo e certosino, segno di una passione sconfinata di un uomo che ha saputo ricostruire il suo tempo e il suo spazio, riempire i silenzi di un dolore immenso, la perdita della moglie dopo una tragedia che se l’è portata via in poco tempo. Un volto sereno all’apparenza ma segnato, occhi profondi ed espressivi.
Occhi che si sono spenti qualche giorno fa, lasciando un vuoto immenso nei cari e nelle tantissime persone che lo conoscevano e ne apprezzavano la sua persona e la sua arte.
Si ricongiunge alla sua dolce metà, finalmente i suoi occhi possono riprendere colore e rianimarsi per aver ritrovato la persona tanto amata. La donna che molto spesso lo ha accompagnato a vedere quello che è stato l’altro sua grande amore: il Benevento. Una passione infinita per i colori giallorossi. Sciarpa e gagliardetti nella sua macchina, allo stadio con frequenza fin quando ha potuto.
Una nuova ‘vita’ per Gerardo, più serena, senza pensieri, senza dolori ma senza i suoi amati presepi.
Quelli restano sulla terra e forse è anche meglio così: la sua arte resta viva e negli occhi di tutti quelli che gli hanno voluto bene. Buon viaggio Gerardo.