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È passato da poco mezzogiorno, nella Biblioteca “Tartaglione” del Tribunale di Napoli.Noi scioperiamo…”. La presidente dell’Anm distrettuale, Cristina Curatoli, elenca i perché dell’astensione odierna dei magistrati. In tutta Italia le toghe protestano contro la riforma Nordio, la separazione delle carriere. “A difesa della Costituzione” recita lo slogan dell’Associazione nazionale magistrati. Considerano a rischio l’autonomia e l’indipendenza, prerogative a tutela dei “più deboli”. Per l’Anm, il ddl costituzionale, approvato in prima lettura alla Camera – servono quattro passaggi – “non risolve il problemi della giustizia italiana”. Anche il procuratore capo Nicola Gratteri, seduto in prima fila, sottolinea che i veri guai “sono altri”. Secondo lui “è sproporzionato toccare la Costituzione per quattro magistrati l’anno che da pm chiedono di diventare giudice”. E insomma, “è ovvio, che questa riforma sottenda a qualcos’altro”. A cosa, lo dice chiaro Curatoli: “La nostra più grande preoccupazione è che si traduca in un assoggettamento dei pubblici ministeri all’Esecutivo”.

Certo, il controllo del governo sui pm non è nel disegno di legge. Ma la paura dei magistrati è che sia il prossimo passo. Una svolta resa possibile dalle carriere separate, con due distinti Csm. “Resistere, resistere, resistere” scandisce il costituzionalista Massimo Villone, citando il procuratore Francesco Saverio Borrelli, padre del pool Mani Pulite di Milano. Parole pronunciate nel 2002, all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Allora premier era Berlusconi, lo scontro politica-toghe imperversava come oggi. La guerra dei trent’anni, passata per altri scioperi dei magistrati. L’ultimo tre anni fa, contro un’altra riforma, quella del guardasigilli Cartabia. L’adesione non fu alta, oggi va meglio. A Napoli supera il 76%, dato non definitivo. La sala è affollata. I magistrati indossano toga e coccarda tricolore, impugnando copie della Costituzione. Tanti volti della società civile, come lo scrittore Maurizio De Giovanni. “La riforma è scellerata, gli ultimi resteranno senza difese” sostiene l’autore del Commissario Ricciardi. Appoggio all’iniziativa giunge dal mondo culturale, artistico, sindacale, accademico. Ci sono il referente regionale di Libera, Mariano Di Palma, e il segretario campano della Cgil, Nicola Ricci.

Presenti molti magistrati a riposo. Tra essi l’ex procuratore generale Luigi Riello, l’ex capo della procura di Nola, Paolo Mancuso, l’ex presidente del Tribunale di Napoli, Ettore Ferrara, l’ex avvocato generale dello Stato di Salerno, Aldo De Chiara, l’ex presidente aggiunto della sezione gip di Napoli, Bruno D’Urso. A guidarli tutti è Luigi Scotti, 93 anni, ex ministro della giustizia ed ex presidente del Tribunale di Roma. “Mi sento a casa” esordisce al microfono. Le toghe serrano i ranghi, ma non è certo un raduno conviviale. Mai come oggi, anzi, serpeggiano i timori. A partecipare in massa sono i giovani magistrati, il futuro per loro è una nebulosa. “Sono a repentaglio i diritti di tutti” denuncia il pg di Napoli, Aldo Policastro. Si rivolge ai cittadini. E infatti a fine manifestazione, alcuni magistrati escono in strada a volantinare. Ai passanti distribuiscono un opuscolo informativo, con i punti contestati della riforma. Se diverrà legge, il testo di Nordio dovrà sottoporsi anche a referendum confermativo: e l’Anm si porta avanti col lavoro.