Scoperti a Napoli circa 300 loculi abusivi, realizzati nel settecentesco cimitero delle “366 Fosse”. Scatta il sequestro preventivo dello storico camposanto, su decreto del gip Federica Girardi, richiesto il 30 gennaio dalla sezione Sicurezza Urbana della procura di Napoli (procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli). L’indagine dei pm è, per ora, a carico di ignoti in concorso. Si ipotizzano i reati di danneggiamento e distruzione e uso illecito di beni culturali. Secondo gli inquirenti, ad agire sarebbe stata una pluralità di condotte indipendenti, in tempi diversi. Medesimo però il disegno criminoso: moltiplicare oltre il consentito gli spazi interni del cimitero monumentale, di proprietà dell’oggi commissariata Arciconfraternita di Santa Maria del Popolo degli Incurabili. Lo scopo: l’utilità economica conseguente alla vendita dei loculi.
L’area ricade all’interno della zona F-sottozona Fd del parco cimiteriale di Poggioreale. Sotto sequestro è finito l’intero complesso, ritenuto opera di rilevante pregio storico ed architettonico, realizzato dal celebre architetto Ferdinando Fuga. I carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli hanno messo i sigilli ai loculi abusivi, costruiti nelle arcate perimetrali della corte esterna, considerati privi di autorizzazione del Comune. Ma anche ai residui spazi ancora liberi della stessa zona. L’autorità giudiziaria, infatti, ravvisa il concreto pericolo di conseguenze ulteriori del reato. A destare allarme sono alcuni interventi abusivi, effettuati in tempi recenti. Dai documenti acquisiti, risulterebbe una movimentazione di resti tra il 2022 ed il 2024. Ed anche la sepoltura di una donna, deceduta l’anno scorso.
Nel corso del tempo, sarebbero state disattese numerose prescrizioni della Soprintendenza, sempre notificate agli organi competenti. Dalle ricerche d’archivio, emergerebbe come il “Cimitero delle 366 Fosse” sia stato oggetto di un fitto carteggio, nel periodo 1998-2000. Ad attivarsi la Soprintendenza, riscontrando svariate e gravi alterazioni al bene monumentale. Ad avere la peggio le facciate, l’atrio e l’ipogeo, a causa di loculi e sepolture sovrapposti alle murature, o inseriti nei vani delle archeggiature. Agli atti dell’inchiesta, anche una nota del 26 giugno 2000, firmata dal funzionario reggente Ugo Carughi. È indirizzata al sindaco di Napoli, alla Confraternita, alla Curia arcivescovile e, per conoscenza, alla Procura partenopea. In contrasto con quanto prescritto, si sarebbe evidenziato il continuare l’allocazione di loculi, nelle nicchie illecitamente ricavate presso le archeggiature dei prospetti dei corpi di fabbrica. Si sarebbero inoltre rilevati il perdurante degrado generale e la carenza di manutenzione dell’area, ascrivibili all’ente gestore e all’amministrazione comunale. Carughi avrebbe anche chiesto la sospensione di ogni attività della Confraternita nel complesso, e l’intervento tempestivo del Comune di Napoli a salvaguardia dell’opera di pregio, nonché di valutare se sussistessero gli estremi per uno stop alla concessione cimiteriale.
Un verbale di un sopralluogo del 6 novembre di quell’anno, peraltro, avrebbe constatato l’assenza di titoli autorizzativi per una serie di elementi: i monumentini funerari posti nelle arcate lungo il perimetro del Quadrato, nell’androne antistante l’abitazione del custode e la chiesa. Lo stesso per un nicchiaio al piano ipogeo, sottostante il viale d’accesso al cimitero, fatta eccezione per una parte edificata con concessione edilizia del 1988. A sottoscrivere la relazione il servizio cimiteri di Palazzo San Giacomo e il Servizio igiene pubblica dell’Asl Napoli 1. Assenti però i tecnici di Soprintendenza e antiabusivismo comunale. E a 25 anni di distanza, per la procura di Napoli il risultato sarebbe inequivocabile. Ovvero danni agli spazi di tutto il cimitero, destinato ad usi “incompatibili e pregiudizievoli” per la sua integrità, conservazione ed identità.