Palomonte (Sa)- Sono stati rinviati a giudizio e dovranno difendersi dinanzi ai giudici della Corte Corte d’Assise di Salerno, i sei imputati accusati a vario titolo, dei reati di omicidio aggravato, decapitazione ed occultamento di cadavere, favoreggiamento e falsa testimonianze, per la morte dell’operaio 35enne indiano Singh Gurinder, il bracciante agricolo dipendente di un’azienda bufalina di località Piano San Vito di Sicignano degli Alburni, ucciso nel dicembre 2021, sventrato, fatto a pezzi, gettato e trovato cadavere nel febbraio 2022 all’interno del torrente Vonghia sito nel comune di Palomonte.
Ad accogliere la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’assassino e di altre cinque persone, avanzata ieri, durante l’udienza preliminare, dal pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Salerno, Giampaolo Nuzzo, il giudice per le udienze preliminari Gerardina Romaniello. I sei finiranno quindi a processo dinanzi ai giudici della Corte di Assise di Salerno dove ad aprile si celebrerà il processo. Parte civile, la vedova della vittima, assistita dall’avvocato Luigi Gaudiano, la cui posizione ha rivestito un ruolo chiave nelle indagini a carico degli indagati rinviati a giudizio, mentre il collegio difensivo degli imputati è composto dai legali Alfonso Amato, Irene La Regina, Giovanni Liguori e Serena Landi.
Era l’8 febbraio 2022 quando i cani di proprietà di una famiglia di pastori di località Vonghia, trovarono dei resti di ossa di cadavere umano che trascinarono fin dinanzi all’abitazione dove vive la coppia di pastore insieme ai figlioletti piccoli. Alla vista delle ossa di un cranio umano, i pastori allertarono il 112. Giunti sul posto, i carabinieri rinvenirono in vari punti, a ridosso di un vallone di campagna sito a Palomonte, ciò che restava di un cadavere, sventrato, fatto a pezzi ed in avanzato stato di decomposizione del corpo di un uomo che poi, circa un anno dopo, grazie gli esami sul dna è risultato appartenere al bracciante agricolo di un’azienda di allevamento di bufale sita a Sicignano degli Alburni, Singh Gurinder, ucciso tra il 22 e il 28 dicembre 2021.
Omicidio per il quale, la Procura ha rinviato a giudizio, il collega della vittima, l’operaio indiano Singh Davinder, richiuso nel carcere di Salerno con l’accusa di aver colpito percosso, ucciso, sventrato, decapitato il collega all’interno della casetta prefabbricata dove i due operai vivevano condividendo l’alloggio di lavoro e, dopo aver caricato il cadavere a pezzi a bordo della sua autovettura, di averlo occultato, gettandolo in un dirupo sito nel vallone Vonghia, quest’ultima zona di campagna impervia e caratterizzata da numerosi arbusti ad alto fusto, ruscelli e dalla presenza di fauna selvatica quali cinghiali.
Alla base del litigio tra i due, ci sarebbe stato l’abuso di alcol. La Procura ha poi ottenuto il rinvio a giudizio della titolare dell’azienda bufalina ed altre cinque persone, tra cui parenti dell’imprenditrice, amici e vicini di casa della donna, accusati di aver dichiarato il falso al legale difensore e agli inquirenti, sviando le attività investigative e cioè che la vittima , secondo gli imputati, tra il 22 e il 28 dicembre, data in cui era stata uccisa, avrebbe girovagato tra il cimitero di Palomonte dove riposano le spoglie mortali del marito dell’imprenditrice e dove la vittima si sarebbe recata a deporre dei fiori insieme al collega e l’azienda zootecnica di località Piana San Vito nel Comune di Sicignano degli Alburni.
Falsa testimonianza e favoreggiamento per i quali il Gup ha rigettato le richieste dei legali difensori di assoluzione nei confronti degli imputati e accogliendo la richiesta del Pm Nuzzo, ha rinviato a giudizio i cinque e l’assassino, quest’ultimo accusato anche di omicidio aggravato che resta ancora rinchiuso in carcere. Intanto però, il container prefabbricato che sarebbe stato il teatro dell’omicidio di Singh Gurinder e dove gli inquirenti hanno rinvenuto presenze del sangue della vittima e gli indumenti usati dall’assassino macchiati di sangue, resta sotto sequestro. Per il container, il difensore dell’imprenditrice titolare dell’azienda bufalina ne aveva chiesto il dissequestro che però, ha visto l’opposizione del Pm e l’accoglimento dell’opposizione da parte del Giudice per le udienze preliminari. Restano in attesa delle esequie inoltre, anche i resti di ciò che resta del corpo martoriato della vittima fatta a pezzi.