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Le babygang sono scatenate, e sempre più minori sono organici ai clan di camorra. Eppure è caduto sinora nel vuoto il grido d’allarme di Patrizia Imperato, da meno di 3 mesi capo della procura per i minorenni a Napoli. “Io cerco da tempo di far comprendere al ministero che la procura minorenni opera con un pugno di uomini” dichiara il magistrato, a margine della conferenza stampa sull’operazione anticamorra a Pomigliano d’Arco. “Ho una polizia giudiziaria ridotta veramente all’osso” aggiunge Imperato, senza troppi giri di parole.

L’ondata di violenza giovanile è un’emergenza quotidiana, nell’area metropolitana di Napoli. Inoltre da anni si osserva un salto di qualità: il fenomeno dei ragazzini affiliati ai clan di camorra. Senza contare le paranze di aspiranti piccoli boss, in uno scenario da camorra ‘liquida’. Dove la criminalità organizzata è sempre meno strutturata, e più vicina al modello del gangsterismo. Ma gli inquirenti in prima linea denunciano risposte insufficienti dal governo. “Recentemente c’è stato un decreto interministeriale, tra ministero della giustizia e ministero dell’Interno – spiega Imperato -, nel quale sono stati concesse nuove unità di polizia giudiziaria per le pg di tutte le procure distrettuali“. E quale sarebbe stato il risultato? “Ahimè, come purtroppo spesso accade – dichiara il procuratore – si sono dimenticati che anche le procure dei minorenni sono distrettuali, e che una procura minorenni come quella di Napoli e come in tante città d’Italia, opera e si trova a combattere reati di criminalità organizzata”.

Sconsolata la conclusione: “Finché non si capirà questo, non si arriverà mai da nessuna parte”. Imperato però sottolinea che “se investire nel futuro è importante per la nostra società, bisogna investire assolutamente nel consentire al nostro lavoro di essere agevolato e di essere portato avanti con fermezza e decisione”. Frasi inequivocabili.