Sono 27 gli arresti del blitz anticamorra a Pomigliano d’Arco, eseguiti dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo Castello di Cisterna (23 indagati in carcere e 4 ai domiciliari). Quattro dei raggiunti da misura cautelare sono minori, a conferma di un trend consolidato per la criminalità organizzata. I gruppi criminali rivali, secondo la Dda di Napoli, sono i Ferretti e i Cipolletta. I reati contestati vanno dall’associazione camorristica a quelli aggravati dal metodo mafioso, come estorsione, traffico e spaccio di droga, tentato omicidio, rapina, usura, sequestro di persona, fino all’utilizzo di telefonini in carcere (accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti). Tutto questo per ribadire che a Pomigliano la camorra ci sarebbe. E perciò “il sindaco mi pare sia stato smentito” dice il procuratore capo Nicola Gratteri, nella conferenza stampa in procura. Si riferisce alle parole del maggio scorso. All’epoca il primo cittadino Lello Russo, 85 anni, aveva fatto discutere per le sue parole. “Nella mia città da tempo non c’è alcun clan camorristico” avrebbe proclamato. In una botta e risposta, la presidente della commissione antimafia, Chiara Colosimo lo aveva invitato a “maggiore prudenza e cautela”. Stamane Gratteri non usa perifrasi, quando gli ricordano l’episodio. E rimarca che Russo “è stato sindaco più volte”, ovvero per sette mandati. In una post sui social, oggi Colosimo si limita a evidenziare che gli arresti “dimostrano la presenza e la pervasività del fenomeno camorristico”. Ci va giù pesante invece Valeria Ciarambino, vicepresidente del consiglio regionale e originaria di Pomigliano: “Il sindaco chieda scusa alla città”. Dal canto suo, Russo smentisce di essere smentibile, perché le sue frasi “sono state male interpretate, probabilmente anche a fini strumentali”. Il primo cittadino precisa aver sempre detto che “la camorra non esiste all’interno del Palazzo municipale”. E aggiunge: “Non vi è alcun episodio che possa legare l’attività della criminalità organizzata con quella dell’attuale Amministrazione comunale”.
Ma per Gratteri questa non è l’unica nota polemica. C’è l’ormai rituale stoccata alla riforma delle intercettazioni, varata dal governo Meloni. I fautori criticano i presunti costi eccessivi degli ascolti? “Nel corso delle perquisizioni – ribatte il procuratore – sono stati trovati e sequestrati 90mila euro, quindi le intercettazioni ce le siamo pagate”. E poi un passaggio sull’ennesima scoperta di telefonate in cella, realtà confermata da quest’indagine. Il magistrato antimafia ripete che “‘urgono i jammer”, i disturbatori di frequenza, per “bloccare l’uso di telefonini in carcere”. Anche qui, par di capire, dal governo non ci sono ancora risposte.
L’altro dato “decisamente allarmante”, afferma il procuratore capo per i minori Patrizia Imperato, è costituito dal ruolo dei presunti baby camorristi. I 4 giovani sono ritenuti legati ai Cipolletta, ora sono ristretti in un istituto penale minorile. Uno di loro, un 17enne accusato di reato associativo, si è tatuato al polso il nome del gruppo criminale. Gli altri tre devono rispondere di reati commessi per agevolare l’operatività dell’organizzazione. Avrebbero perpetrato rapine e azioni violente: malmenavano le vittime e sparavano. E se ne sarebbero anche vantati. Un modo per acquisire prestigio agli occhi del boss. Uno in particolare, avrebbe ricoperto mansioni delicate. Come il trasporto di armi. In aggiunta, è stato preso anche un ragazzo appena 18enne. Dall’inchiesta emerge uno scenario di durezza e disincanto, fin dalla più tenera età. “Papà, dove vai con la pistola?” chiedeva un bambino di 5 anni al padre, intento a scarrellare un’arma davanti a lui. L’intercettazione riguarda gli attimi precedenti un raid. “Le indagini dimostrano come i giovanissimi coinvolti – spiega Imperato – subiscano la fascinazione dell’appartenenza al clan”. Gli adulti viceversa subivano la paura. “Nonostante le segnalazioni delle associazioni antiracket – dichiara il maggiore Andrea Coratza, comandante del nucleo investigativo di Castello di Cisterna – nessun imprenditore o commerciante vittima di richieste estorsive ha sporto denuncia da noi”. Sono 14 le estorsioni contestate, 11 le rapine quasi tutte compiute da minori. Nei due anni considerati dall’indagine, documentate 11-12 stese. Insomma, a Pomigliano non era proprio azzardato pensare alla camorra.
Indagati maggiorenni in custodia in carcere
1. Salvatore Ferretti
2. Raffaele Carretta
3. Luigi Di Fenza
4. Nunzio Esposito
5. Aniello Ferretti
6. Felice Ferretti
7. Domenico Forino
8. Felice Pirozzi
9. Carmine Ambra
10. Beniamino Cipolletta
11. Olindo Cipolletta
12. Salvatore Cipolletta
13. Pasquale D’Onofrio
14. Raffaele Pio Esposito
15. Diego Ferraro
16. Francesco Cipolletta
17. Sabatino Edificante
18. Armando Tammaro
19. Vincenzo Basso (Classe 1994)
Indagati maggiorenni in custodia ai domiciliari
1. Maria Limatola
2. Franco Bitondo
3. Salvatore Bitondo
4. Vincenzo Basso (Classe 2005)