Di recente la sentenza del Consiglio di Stato sul caso Riccione ha inevitabilmente riacceso il dibattito sulla regolamentazione del gioco in Italia, sollevando diversi dubbi sul confine tra tutela della salute pubblica ed un’eccessiva penalizzazione del settore. Il caso specifico riguarda l’applicazione del “distanziometro”, una normativa che impone la distanza minima di 500 metri tra il punto di gioco e luoghi sensibili come centri sportivi, scuole e luoghi di culto.
Questa decisione ha evidenziato una problematica significativa, ovvero l’effetto sostanzialmente espulsivo delle misure che sono state adottate. Secondo la verificazione depositata in giudizio, le aree disponibili per il gioco legale si sono ridotte in maniera drastica, ed ora rappresentano appena lo 0,5% del territorio urbanizzato di Riccione. Anche se si considera una versione meno restrittiva della normativa, la percentuale salirebbe solo all’1,7% un dato che solleva dei dubbi sulla proporzionalità delle misure.
La situazione diventa ancora più complessa se si considera un contesto più ampio del mercato del gioco. Infatti, mentre il settore del gioco fisico sta affrontando severe restrizioni territoriali, il comparto che riguarda il gioco online sta vivendo una forte espansione. I dati di Ottobre 2024 riportano una crescita del 19,6% su base annua per i casinò online, con una spesa che ha raggiunto i 252 milioni di euro.
Uno spostamento verso il digitale che solleva nuovamente delle considerazioni sulla sicurezza e sul controllo del gioco. Se da un lato le sale fisiche sono soggette a dure regolamentazioni e controlli diretti, incluse le restrizioni territoriali, dall’altro il mondo digitale presenta alla porta sfide differenti. Anche se i migliori casinò online con le dovute autorizzazioni offrono strumenti di autoesclusione e limiti di deposito, la facilità di accesso 24/7 e la natura immersiva dell’esperienza digitale richiedono una particolare attenzione nella scelta dell’operatore.
Emarginare il gioco fisico, secondo il parere degli esperti, potrebbe però aumentare i rischi legato al gioco patologico. La concentrazione delle attività in aree ristrette potrebbe, infatti, creare delle vere e proprie ”zone dedicate” che non favorirebbero un approccio equilibrato. Parallelamente, se alcuni operatori online affermati come Lottomatica, che detiene una quota di mercato del 30,54%, garantiscono standard di sicurezza e controllo molto elevati, la proliferazione di piattaforme digitali richiede ai giocatori una consapevolezza maggiore nella scelta di operatori autorizzati e affidabili.
Dunque, il caso di Riccione non solo evidenzia la necessità di un approccio più bilanciato alla regolamentazione del settore fisico, ma anche l’importanza di avere un quadro normativo più chiaro che consideri le specificità di entrambi i canali di gioco. Da una parte le sale devono affrontare le sfide legate alla localizzazione e all’accessibilità, dall’altra il settore online richiede un’attenzione particolare per gli aspetti sulla sicurezza digitale e sulla protezione dei dati.
La sfida per il legislatore sarà quindi quella di sviluppare un framework normativo integrato che, pur mantenendo come priorità la tutela della salute pubblica, riconosca le peculiarità e i rischi specifici di entrambe le modalità di gioco, evitando che restrizioni eccessive su un canale possano portare a situazioni potenzialmente più rischiose sull’altro.