Tempo di lettura: 2 minuti
In soli 22 giorni, in questo mese di gennaio, si contano ben 31 aggressioni agli infermieri, solo tra quelle ufficialmente denunciate (senza contare il sommerso), un numero che racconta di un allarme increscioso, che non può più essere ignorato”. A parlare di un inizio del mese ‘da film horror‘ è Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato degli infermieri Nursing Up, dopo gli ultimi episodi di Taranto, dove tre professioniste sono state prese a pugni da un paziente, e di Prato, con un’infermiera trascinata per i capelli in un reparto psichiatrico. “Ma le istituzioni – sottolinea De Palma – restano come sempre incredibilmente indifferenti, con risposte insufficienti e una pericolosa inefficienza che alimenta questa emergenza. Il sistema sanitario sta collassando, con la sicurezza dei professionisti ridotta tragicamente a un problema secondario”. Le aggressioni, precisa il presidente di Nursing Up, avvengono soprattutto in presenza di pazienti in stato di grave alterazione psicofisica, e oltre il 50% delle vittime sono donne, principalmente infermiere. A Vicenza, Taranto, Catania, e in molte altre strutture, soprattutto di notte, non è garantita neppure la presenza di un agente di sicurezza. È il pronto soccorso a pagare il prezzo più alto”.Le aggressioni – aggiunge – non sono più un fenomeno episodico. Ogni giorno, più volte al giorno, affrontiamo una violenza sistematica, un segno tangibile del collasso del sistema sanitario che non riesce a tutelare chi lavora in prima linea”. Il vero problema, continua De Palma, resta il “vuoto normativo”. “Le aziende sanitarie, nonostante numerosi disegni di legge abortiti sul nascere, non sono oggi obbligate a costituirsi parte civile nei procedimenti contro gli aggressori. Lo abbiamo chiesto espressamente durante le trattative contrattuali, ma ci siamo visti respingere questa proposta dall’Aran. Questo ritardo istituzionale danneggia ulteriormente i lavoratori, privandoli di una protezione fondamentale”. De Palma conclude sottolineando “la necessità di una vera azione, con un piano di intervento preventivo che rafforzi la sanità territoriale e garantisca la protezione dei lavoratori. L’esasperazione di chi arriva dopo ore di attesa alimenta sempre di più la violenza. Serve una riforma radicale, serve adesso”