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Movida fracassona del Centro Storico, Comune di Napoli condannato su ricorso di alcuni cittadini. Il giudice Anna Maria Pezzullo (decima sezione del tribunale civile di Napoli) ha disposto un risarcimento danni di quasi 200.000 euro complessivi. Ma anzitutto, ha ingiunto a Palazzo San Giacomo di far cessare le immissioni di rumore nella proprietà dei ricorrenti, assistiti dall’avvocato Gennaro Esposito, presidente del Comitato Vivibilità Cittadina. Il frastuono illegale proviene da piazza Bellini e zone limitrofe,  a suon di bonghi, tamburi e casse acustiche a tarda ora. “Adottare le cautele idonee – prescrive il provvedimento – a riportare dette immissioni entro la soglia della normale tollerabilità”. Un risultato da conseguire anche “mediante la interdizione dell’uso di strumenti musicali amplificati, tamburi, bonghi ed ogni altra attrezzatura idonea alle emissioni acustiche”. Da anni, sono utilizzati dai nottambuli in strada. Ma “senza previo ottenimento dell’autorizzazione – sottolinea il giudice – da parte del Comune nel rispetto del piano di zonizzazione acustica”. L’amministrazione è invitata pure a predisporre “un servizio di vigilanza con l’impiego di agenti comunali”. Senza tralasciare l’installazione di “strutture fonoassorbenti o fonoriflettenti che agiscano sulla via di propagazione del rumore“. Al Comune anche la condanna al pagamento delle spese legali.

Il verdetto è stato pubblicato oggi, il procedimento è stato invece iscritto a ruolo nel 2018. Stabilisce, dunque, che in piazza Bellini ci sono rumori molesti. E in attesa di eventuale appello, è “senz’altro ravvisabile una responsabilità per omissione in capo all’ente comunale”. L’amministrazione, infatti, “non ha provveduto ad adottare misure effettivamente idonee a neutralizzare le emissioni acustiche o a contenerle nei limiti della normale tollerabilità“. Così facendo, avrebbe leso il diritto dei ricorrenti “al riposo notturno e alla vivibilità delle proprie abitazioni”. A nulla sono valse “alcune iniziative volte a arginare il fenomeno”. Cioè ordinanze sull’orario di chiusura degli esercizi commerciali, la “presenza frequente di agenti della polizia municipale“. Per il giudice, “dette misure si sono rilevate assolutamente inidonee allo scopo“. Sintomatiche alcune testimonianze, nel corso della causa. “Spesso – afferma un teste – intervenuta la Polizia Municipale, il frastuono non è terminato o, in alcuni casi, è ripreso poco dopo”. E un altro testimone: “Anche io ho tentato più volte di chiamare le forze dell’ordine, che intervenute non hanno adottato nessun provvedimento”. Il quadro emerso è di una resa. “Dato il numero elevato di persone presenti“, la forza pubblica “non riesce – assicura il teste – ad adottare nessuna condotta volta ad allontanare ì ragazzi”. Anzi “gli stessi agenti si sono scusati” per “non poter intervenire”.

D’altro canto, la sentenza rileva “la negligenza del Comune di Napoli nella gestione delle aree pubbliche”, in materia di contenimento di “immissioni moleste“. Il giudice cita le ordinanze del 2017 e 2018. Con la prima si fissava la chiusura alle 2 del mattino, da domenica a mercoledì, e dalle 3 dal giovedì al sabato. La seconda prolungava l’orario di mezz’ora. “Con ciò – scrive il magistrato – mostrando certamente disinteresse per la necessità di contenere le immissioni nei limiti”.  Da parte loro, i ricorrenti lamentano di soffrire “disagi e stress”, per le immissioni rumorose. Il fracasso gli precluderebbe di tenere le finestre aperte, e di riposare “adeguatamente” di notte. La loro tutela, peraltro, “prescinde dall’accertamento della colpa”. Ossia da chi materialmente produce il chiasso. Per il codice civile, basta verificare l’esistenza della “propagazione molesta”, e la provenienza dal fondo di proprietà del vicino. Il Comune, in sostanza, è considerato responsabile in quanto proprietario della strada.

“Il Tribunale di Napoli oggi ha emesso una sentenza storica in materia di inquinamento acustico” commenta Esposito, che è anche consigliere comunale di maggioranza per Azione.La pronuncia – spiega il legale – si allinea con l’orientamento già consolidato in numerosi Tribunali del Nord Italia e recentemente confermato dalla Corte di Cassazione, rappresentando una significativa vittoria per il Comitato Vivibilità Cittadina nella sua battaglia per la tutela della salute dei cittadini”. La sentenza riconosce “finalmente il grave danno alla salute subito dai residenti“. Esposito si augura “che il Comune di Napoli si attivi tempestivamente per tutelare non solo i diritti dei dieci” ricorrenti, ma “di tutti i residenti che vivono questo gravissimo disagio”.