Ignoti nei giorni scorsi si sono introdotti nel bene confiscato a Casal di Principe (Caserta) alla sorella del boss dei Casalesi Giuseppe Setola e si sono impossessati di cavi di rame e pezzi di metallo. Sull’immobile insiste un progetto di riqualificazione, con la Pro Loco locale cui il bene è stato affidato qualche mese fa e che dovrebbe realizzarvi una propria sede. I carabinieri stanno indagando sull’episodio, anche su un’eventuale matrice camorristica, sebbene per ora non siano emersi elementi che vanno in quella direzione, e sembrerebbe, visto anche ciò che è stato rubato (materiale facilmente vendibile come rame e ferro), che si sia trattato di criminalità comune. Sulla vicenda interviene don Antonio Palmese, presidente della Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania, che parla anche di un furto avvenuto nel Fondo Agricolo Nicola Nappo di Scafati (Salerno), altro bene confiscato alla camorra, in particolare al clan Galasso; qui sono stati rubati i rubinetti delle fontane disposte lungo le aree coltivate.
“Esprimiamo – dice Palmese – la massima solidarietà e la totale vicinanza alle operatrici e agli operatori della Pro Loco di Casal di Principe e del Fondo Agricolo Nicola Nappo di Scafati per i furti e i danni subiti di recente. Rubare e prendere di mira beni sottratti ai clan e restituiti alla cittadinanza è un atto vile, compiuto contro tutta la società. Coloro che ogni giorno scelgono di lavorare in questi luoghi compiono infatti un’opera di restituzione di luoghi e patrimoni ai loro legittimi proprietari, ovvero ciascuno di noi, ciascun cittadino italiano. La loro opera è un baluardo di legalità nella nostra Regione. Non mancheranno certamente azioni concrete a sostegno di queste realtà, testimoni del cambiamento possibile e realizzato”.
“Esprimiamo – dice Palmese – la massima solidarietà e la totale vicinanza alle operatrici e agli operatori della Pro Loco di Casal di Principe e del Fondo Agricolo Nicola Nappo di Scafati per i furti e i danni subiti di recente. Rubare e prendere di mira beni sottratti ai clan e restituiti alla cittadinanza è un atto vile, compiuto contro tutta la società. Coloro che ogni giorno scelgono di lavorare in questi luoghi compiono infatti un’opera di restituzione di luoghi e patrimoni ai loro legittimi proprietari, ovvero ciascuno di noi, ciascun cittadino italiano. La loro opera è un baluardo di legalità nella nostra Regione. Non mancheranno certamente azioni concrete a sostegno di queste realtà, testimoni del cambiamento possibile e realizzato”.