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L’uno accusa il programma di “taglia-incolla” della sua intervista, l’altro risponde rivendicando la trasparenza del lavoro. Sul “modello Caivano” va in scena un acceso botta e risposta tra don Maurizio Patriciello e Sigfrido Ranucci, conduttore di Report. L’antefatto è quanto andato in onda il 12 gennaio nella trasmissione d’inchiesta di Rai 3. Il servizio dal titolo Prumesse Mancate, è firmato dall’inviato Luca Chianca. Si occupa degli interventi del governo a Caivano, assurti nelle intenzioni a “modello” contro degrado e malavita. Tra gli intervistati anche il parroco del Parco Verde, luogo simbolo dell’abbandono. Ma ieri don Patriciello si lamenta con un post su Facebook. “Caro Sigfrido Ranucci, permettimi di rivolgerti una domanda – scrive -. Lo faccio con grande rispetto verso di te e verso gli italiani che seguono il tuo programma. A una persona – in questo caso il sottoscritto ma potrebbe essere chiunque- viene chiesto di rilasciare un’intervista su una questione delicatissima. Costui accetta per rendere un servizio. Cerca di essere esaustivo. Risponde a mille domande. Viene tenuto, dal tuo inviato, impegnato per più di un’ora. Poi con il solito meccanismo del taglia- incolla, ai telespettatori, di quella intervista, vengono offerti al massimo due minuti”.  Lo sfogo del sacerdote: “Ecco, ti sembra giusto? Non credi che chiunque, potrebbe, con questo sistema – e avendo a disposizione tanto materiale – fare dire a chiunque tutto e il contrario di tutto?”. Patriciello chiude con “un grande abbraccio a te e al caro Luca”, sottolineando: “Il tempo, però, è prezioso per tutti. Anche per me”.

Oggi la replica di Ranucci sul social. “Caro Don Maurizio, da sempre ti ammiro e – scrive il giornalista – sono vicino all’impegno e la passione con cui segui le persone più fragili del mondo. Mi dispiace leggere le tue critiche per come è impostato un programma televisivo, è un pò come se avessimo noi di Report la presunzione di spiegarti come si fa messa”. Quindi Ranucci lancia una stoccata a chi ora governa Caivano: “Mi spiace anche che tu sia stato costretto a mettere la faccia su domande alle quali avrebbe dovuto rispondere il Commissario di Governo Ciciliano”.

Ma il giornalista ne ha pure per il parroco. “Un’intervista lunga – dice – serve a chi non conosce un contesto per farsi un’idea, poi a verificare e dare conto infine al pubblico delle criticità e delle risposte alle criticità. Io non so cosa hai detto di importante nella intervista originale rilasciata a Luca Chianca. So però che Luca è una persona onesta e un bravissimo inviato che non fornirebbe mai una falsa rappresentazione della realtà“. Viceversa “chi invece preferisce non parlare non è perché, l’esperienza trentennale ci insegna, ha paura dei tagli, ma perché ha paura delle domanda”. Ranucci aggiunge un particolare. “So che Luca – afferma – ti ha anche chiesto di dirci dove abbiamo detto il falso o dove sarebbe stato manipolato il tuo pensiero. Ma a questa domanda non c’è stata risposta”. La chiusura è al vetriolo, dopo un’iniziale citazione aulica. “Una persona più alta di noi come Giovanni Paolo II – argomenta Ranucci – disse “se sbaglio mi corrigerete”. Noi se abbiamo sbagliato siamo pronti ad accogliere le tue correzioni. Con grande e immutata stima e che, come usava dire mia madre prima che uscissi di casa, “che il Signore ci accompagni”, nella speranza che anche tu non sia dispiaciuto che non sia morto a Sumatra”.

Il riferimento è un’altra polemica del conduttore di Report, estranea al caso Caivano. Si parla di un attacco pubblicato dal Foglio, che rievoca il Ranucci inviato nell’Oceano Indiano, nei giorni dello Tsunami del 2005. Il giornalista ha successivamente cancellato il richiamo a Sumatra, nel post di risposta a Patriciello. Ma il parroco lo aveva già letto, e ribatte direttamente nei commenti al post. “Non è vero – sostiene – che Ciciliano abbia preferito fare esporre me… A me è stata chiesta un’intervista che ho rilasciato per rendere un servizio… Senza sapere chi sarebbe stato intervistato prima o dopo… Di tutto si può e si deve discutere, sempre con rispetto e nella verità…Mi hanno addolorato, però, le tue ultime parole…Non avresti dovute scriverle… almeno nei miei riguardi”. E per il momento è tutto.