Khvicha Kvaratskhelia lascia Napoli e, con lui, una parte di quella magia che solo i grandi campioni sanno portare in campo e nel cuore dei tifosi. Un addio che fa male, capace di dividere la piazza e l’opinione pubblica: c’è chi lo accusa di essere un traditore, di aver abbandonato la nave a metà stagione, e chi invece comprende la complessità della vicenda, intrecciata a scelte personali e a dinamiche societarie tutt’altro che perfette.
Secondo Transfermarkt, Kvaratskhelia è il secondo esterno sinistro più prezioso al mondo, con una valutazione di 85 milioni di euro. Davanti a lui solo Vinícius Júnior del Real Madrid (200 milioni). Supera stelle del calibro di Luis Díaz (Liverpool, 85 milioni), Raphinha (Barcellona, 80 milioni) e Rafael Leão (Milan, 75 milioni). Un valore che certifica il suo impatto internazionale e che ha attirato l’interesse dei maggiori club d’Europa. Alla fine, è stato il Paris Saint-Germain a vincere questa corsa, ma l’addio di Khvicha lascia un vuoto profondo non solo nel Napoli, ma anche in tutto il calcio italiano.
Arrivato all’ombra del Vesuvio nell’estate del 2022 come una scommessa, Kvaratskhelia ha saputo riscrivere le regole del gioco, diventando subito protagonista assoluto. Nel suo primo anno ha trascinato i partenopei alla conquista di uno storico scudetto dopo 33 anni, guadagnandosi il titolo di MVP della Serie A e miglior giovane della Champions League, oltre a chiudere 17° nella classifica del Pallone d’Oro. Record straordinari per un giocatore appena approdato in Italia. Anche nella stagione successiva, nonostante le difficoltà della squadra, Kvaratskhelia ha brillato: 11 gol e 8 assist in campionato, numeri che lo confermano come uno dei pochi salvabili in un’annata complessa per il Napoli.
I dati parlano chiaro: in due stagioni e mezzo, Kvara ha collezionato numeri da fenomeno. È primo per dribbling riusciti (196), primo per tocchi in area avversaria (491), secondo per occasioni create (145) e tiri totali (263), oltre a essere il terzo per tiri in porta (94). Numeri che certificano il suo impatto devastante, sia nel gioco del Napoli sia nel panorama calcistico italiano.
L’addio di Khvicha non è solo una scelta del giocatore, ma il risultato di una gestione che, col senno di poi, avrebbe potuto essere migliore. Nonostante fosse il giocatore più prezioso della rosa, Kvaratskhelia percepiva uno degli stipendi più bassi, una discrepanza difficile da ignorare per un talento che aveva già attirato le attenzioni della Premier League, della Liga e di altri top club europei. L’offerta del PSG ha chiuso il cerchio, soddisfacendo sia le richieste economiche del Napoli sia le ambizioni personali di Kvaratskhelia. E così, a metà stagione, l’addio è diventato inevitabile. Ma etichettarlo come traditore è un’ingiustizia.
Kvaratskhelia è, e resterà sempre, l’uomo dello scudetto. Il suo nome, il suo numero 77, sono scolpiti nella memoria collettiva di una generazione di tifosi che per 33 anni aveva aspettato di poter gridare “campioni d’Italia”. Quell’urlo liberatorio è indissolubilmente legato alle sue giocate, ai suoi gol, a quel suo modo unico di interpretare il calcio. Non possiamo dimenticare quello che il georgiano ha dato al Napoli, né ciò che ha rappresentato per questa squadra. Certo, oggi lascia un vuoto difficile da colmare, soprattutto in un momento in cui gli uomini di Antonio Conte stanno lottando per mantenere il primato in classifica. Ma non chiamatelo traditore: chiamatelo campione, simbolo di una rinascita azzurra che porteremo sempre negli occhi e nel cuore.
Ora il Napoli dovrà guardare avanti, cercando nel mercato il degno successore di Kvaratskhelia. Ma una cosa è certa: il numero 77 resterà per sempre legato al suo nome, simbolo di un periodo, breve, ma indimenticabile per Napoli. Come una melodia che riecheggia nella mente, quel “Nummer’ Sittantasètt’ Khvicha Kvarashelia” continuerà a risuonare nei cuori dei tifosi.
Grazie di tutto, Khvicha.