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Con l’inizio formale della procedura di licenziamento collettivo per tutti i 413 dipendenti dello stabilimento di Marcianise (Caserta), la vertenza Jabil si avvia verso l’epilogo più duro. Entro marzo la multinazionale Usa dell’elettronica cesserà la sua attività in Italia, chiudendo lo stabilimento di Marcianise. È una nota dell’azienda ad annunciare l’avvio dell’iter, previsto dalla legge, che porterà al licenziamento dei lavoratori entro 75 giorni, che scadono il 25 marzo. I vertici Jabil se la prendono con lavoratori e sindacati per non aver voluto accettare la soluzione alternativa ai licenziamenti proposta nei mesi scorsi.
 
Jabil – spiega l’azienda – ha cercato per anni una soluzione sostenibile per le sue attività in Italia. Recentemente, Jabil Marcianise ha lavorato a una soluzione per preservare lo stabilimento di Marcianise, garantendo la sua sostenibilità economica e proteggendo i posti di lavoro di tutti i dipendenti. Per questa ragione, l’azienda esprime la sua delusione nei confronti dei sindacati e dei lavoratori che hanno votato contro un accordo sostenuto dal Governo (tramite Invitalia) con TME Engineering”. “Questa decisione ha complicato la situazione, rendendo più difficile trovare una soluzione praticabile per lo stabilimento di Marcianise e i suoi dipendenti. Le attuali difficili condizioni del mercato globale non consentono ulteriori ritardi, rendendo necessario per Jabil avviare oggi la procedura di licenziamento collettivo. Jabil rimane convinta che la soluzione proposta fosse valida e sostenibile, garantendo un futuro lavorativo per i dipendenti dello stabilimento – conclude la nota – Purtroppo, Jabil non è riuscita a raggiungere un accordo con i sindacati e i lavoratori, e di conseguenza agirà in conformità con la legge italiana seguendo la procedura di licenziamento collettivo ai sensi della L. 223/91″.
 
Dal 25 marzo in poi la Jabil potrà iniziare ad inviare ai lavoratori dello stabilimento di Marcianise le lettere di licenziamento. Nei 75 giorni che separano dalla deadline, ci saranno incontri tra l’azienda e i sindacati, che si terranno alla Regione e a Confindustria Caserta, in cui si proverà a trovare delle soluzioni alternative, che al momento sembrano molto lontane.