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Per le vie dello shopping collinare, alla vigilia di Natale, a sfilare contro la guerra. “Una provocazione all’indifferenza, tra chi pensa alle spese o allo spritz” spiega Ermete Ferraro del Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione del Territorio – Campania. Anche quest’anno di 24 dicembre, il corteo per la pace a Napoli. Da piazza Vanvitelli a piazza degli Artisti. Nelle strade luccicanti del Vomero, brulicanti di folla per gli acquisti natalizi.

“Gesù bambino nasce a Gaza” il titolo della manifestazione. “Se non capiamo che Gesù oggi nasce lì, facciamo del Natale qualcosa senza significato” dice padre Alex Zanotelli. E ricorda che “su 45.000 morti in Palestina, un terzo sono bambini”. Avvolto nella kefiah, a 86 anni sfida il gelo. Il missionario comboniano vuole “scuotere le coscienze”. Non è certo impresa facile. Al Vomero o altrove, è uguale. “Ho impressione che alla gente – dichiara – non interessi molto quello che sta avvenendo, vogliono solo divertirsi perché è Natale”. Ma lui crede di poterla risvegliare, a dispetto delle apparenze. “È ora che si sveglino e comincino a reagire”. Altrimenti? “Sono finite le democrazie”.

Dietro l’angolo c’è Trump. Il prossimo inquilino della Casa Bianca “ci chiede il 5% di più in armi”. Questo “vorrà dire sempre più armamenti e più guerre, diventerà una guerra globale“. Padre Alex teme una deriva “nell’inverno nucleare”. E Natale è il momento giusto per ricordarlo. “Dovrebbe essere una giornata di pace e di doni, ma i doni per i bambini di gaza sono armi e missili” rammenta Susan Fatayer, della comunità palestinese di Napoli. “Il nostro è un gesto simbolico” ripete Ferraro. “È una marcia silenziosa – aggiunge -, i fatti parlano più delle dichiarazioni“. Sul corteo spira un vento gelato. Ma la voglia di opporsi non si ferma, nonostante tutto.