Tempo di lettura: 3 minuti

Addestrava minori per le estorsioni, il clan Amato-Pagano, che si occupa di estorsioni e droga, e nel quale il ruolo delle donne era apicale, come quello della reggente, Rosaria Pagano, detenuta al 41bis”: lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri nel corso di una conferenza stampa. “Su Tik-tok e Instagram – ha detto ancora Gratteri – il clan mostrava orologi d’oro e macchine e barche di lusso, per esternare il suo potere e la sua ricchezza – incassavano 8mila euro al mese dalle estorsioni – e per dimostrare di essere dei vincenti, per farsi pubblicità”.

“Questo è l’elemento nuovo, – ha sottolineato Gratteri – in Italia la prima mafia che ha utilizzato i social è stata la camorra, mentre i primi al mondo sono i messicani. L’uso dei social adottati dai giovani, quali sono Tik-Tok e Instagram, è proprio finalizzato a rivolgersi ai giovani”. Era “un addestramento alla durezza”, quello che il clan Amato-Pagano operava sui minorenni, utilizzati per compiere le estorsioni, ha detto ancora Nicola Gratteri durante la conferenza stampa indetta in Procura a Napoli “Volevano normalizzare il crimine”, ha sottolineato il procuratore di Napoli che, ha anche fatto sapere di avere coinvolto la procura dei minori in questa attività d’indagine.    “La preminenza delle donne tra gli elementi di vertice – ha concluso Gratteri – non è una novità assoluta (anche in Sicilia e Calabria) ma in questo contesto è risultato più significativo”

“Le estorsioni venivano imposte anche agli imbianchini, che rappresenta come il clan Amato-Pagano volesse controllare il respiro dei cittadini”. Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri nel corso di una conferenza stampa. “I soldi sono il risultato – ha spiegato Gratteri – ma l’obiettivo degli Amato-Pagano è l’esternazione del potere”.    Le indagini sulle estorsioni, è stato spiegato ai giornalisti, hanno fatto registrare una novità: il “pizzo” veniva imposto tenendo conto della capacità reddituale delle vittime.    Il core-business del clan però, rimane il narcotraffico: “Avevano affiliati anche in Spagna e a Dubai”, è stato spiegato dal capo centro della Dia di Napoli Claudio De Salvo e dal direttore della Dia Michele Carbone.   

 “L’inchiesta – ha affermato con De Salvo – ha colpito in particolare i vertici della famiglia Amato-Pagano, in particolare i discendenti dei boss storici ancora liberi, coloro che hanno ereditato lo scettro della famiglia malavitosa”. Durante le perquisizioni, inoltre, sono stati sequestrati parecchi contanti e orologi di lusso.  I flussi finanziari venivano impiegati anche in attività lecite, come la compravendita di autovetture e i proventi usati per pagare le “mesate” (gli stipendi) agli affiliati.    Altro business del clan Amato-Pagano era il “pizzo” alle imprese edili impegnate in lavori anche grazie ai cosiddetti “bonus”. Gli accertamenti degli inquirenti hanno anche consentito di scoprire che l’organizzazione malavitosa si appropriava abusivamente delle case sfitte, senza avere alcuna concessione.