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Scarichi fognari nel mare di Nisida e della Gaiola, c’è l’ok definitivo del ministero dell’Ambiente, di concerto con il dicastero della Cultura. Sale la protesta del mondo ambientalista, ricordando come l’area sia una Zona Speciale di Conservazione. Ossia un sito di importanza comunitaria, ai sensi della Direttiva Habitat della Commissione europea. A dare giudizio positivo sulla compatibilità ambientale del progetto, la direzione generale valutazioni ambientali del Mase. Una decisione condivisa con la Soprintendenza speciale per il Pnrr, ufficio del Mic. Il parere favorevole riguarda l’assenza di incidenza negativa e significativa sui siti Natura 2000, appunto la rete di siti di interesse comunitario e di zone di protezione speciale creata dall’Ue. Il via libera concerne pure il piano preliminare di gestione delle terre e rocce da scavo. Il termine di efficacia del provvedimento è fissato in 5 anni. La scadenza tiene conto del cronoprogramma presentato per il progetto, denominato Infrastrutture, Reti Idriche, Trasportistiche ed Energetiche, dell’Area del Sito di interesse nazionale di Bagnoli Coroglio. A tutti gli effetti, rientra nel Praru di Bagnoli, il Programma di Risanamento Ambientale e di Rigenerazione Urbana. Per gli ecologisti una beffa anche lessicale. Viene autorizzata la posa in opera di cavi e condotte sottomarine.

Le opere constano di due macro-interventi: il primo relativo all’adeguamento del Collettore Arena Sant’Antonio, ed il secondo alle opere di urbanizzazione primaria. “Il Progetto non determinerà incidenza significativa, ovvero non pregiudicherà il mantenimento dell’integrità del sito, tenuto conto degli specifici obiettivi di conservazione di habitat e specie” afferma la commissione Pnrr/Pniec, organismo di valutazione ambientale dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Fatto salvo però “il rispetto delle specifiche condizioni ambientali impartite”. Il decreto ministeriale infatti formula una serie di prescrizioni. Tra queste, le indicazioni dell’Ispra su cavi e tubature. Si tratta di metodi di installazione e protezione tali “da minimizzare l’impatto sul fondale marino e la dispersione del materiale movimentato”. Oppure accorgimenti necessari per contenere minimizzare la risospensione dei sedimenti, cioè l’aumento di torbidità.

Ma le rassicurazioni non calmano certo gli ambientalisti, da tempo sulle barricate. “Notizie pessime” commenta un post del Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Onlus. I ricercatori ricordano “le ben 2 dettagliate Relazioni tecniche di parere negative”, espresse dall’Ente Parco Sommerso di Gaiola, gestore dell’area. Neppure sono bastate “le 88 motivate Osseravazioni contrarie pervenute dal mondo della Ricerca scientifica, dell’Università, della Cultura, delle Associazioni e della società civile”, partecipanti all’Avviso pubblico del Mase del luglio scorso. Stessa sorte per le oltre 8.000 firme raccolte dal Coordinamento Tutela Mare, costituito da 15 associazioni, per chiedere di fermare tutto. Al provvedimento favorevole, peraltro, manca pure l’autorizzazione paesaggistica. Non consente di esprimere il parere di competenza, specifica la Soprintendenza speciale Pnrr, “il livello di completezza e di approfondimento della documentazione e delle successive integrazioni”, presentati dalla proponente Invitalia.

Nel 2024, quello che sta succedendo nel mare tra Nisida e Posillipo è più che anacronistico, è praticamente un ossimoro” dice Roberto Braibanti, esperto di Biodiversità e presidente di Gea Ets. “Probabilmente Invitalia, il mistero dell’ambiente e il Comune di Napoli – sostiene – sono sconnessi rispetto a quello che accade intorno a loro”. Per Braibanti è inconcepibile “pensare di scaricare liquami tal quale -ogni volta che piove -attraverso dei “troppo pieni” in uno specchio d’acqua dove c’è un’area protetta comunitaria marina, nonché area museale, degli allevamenti di mitili e svariate attività balneari”. Oltretutto “con un parere contrario di Regione Campania“. Ed “oggettivamente incomprensibile, non solo sbagliato” sarebbe il “non fare un depuratore a Bagnoli, pur avendo uno spazio, e di continuare a scaricare liquami in uno specchio d’acqua di bellezza incredibile”. Questo, sottolinea l’ambientalista, “in un mondo in cui i depuratori sono di fatto la soluzione ai problemi fognari delle città da decenni“. Lo scontro è destinato a non chiudersi qui.