Tempo di lettura: 3 minuti

Un’aggressione a colpi di mazza da baseball: vittima designata il titolare di un bar. È solo l’ultimo folle episodio, nel degrado di largo San Giovanni Maggiore Pignatelli, di fronte all’università l’Orientale. Siamo intorno alle 12.30 di oggi. Sceso da un motorino, l’assalitore è stato bloccato da due passanti. Disarmato e neutralizzato, a suon di botte. Sembrava lo volessero “ammazzare” racconta Fabrizio Caliendo, storico patron del Kestè. Solo l’intervento di personale del locale ha scongiurato il linciaggio. L’aggressore, messo a mal partito, si è dileguato “zoppicante e sanguinante”. Si tratterebbe di una persona allontanata in precedenza, a causa di condotte moleste. E Caliendo non nasconde amarezza, in un post su Facebook. “Il mio cuore piange un altro giorno di violenza”. L’imprenditore si dice sotto choc. Da molti anni è in prima linea, per il rilancio di questo pezzo del Centro Storico di Napoli. In passato ha mandato alla sbarra i suoi estorsori, non ha mai avuto paura ad esporsi. Ma anche a denunciare l’assenza di risposte adeguate.

Appena domenica scorsa il penultimo episodio. L’abbattimento del cedro libanese, un simbolo della piazza. A spezzarlo è stato un ragazzino, immortalato da un video. L’esemplare aveva preso il posto di un altro cedro libanese, tagliato nel 2013 per motivi di sicurezza. Non c’è tregua per San Giovanni Maggiore, insomma. E le brutte storie si susseguono. “Dopo la vicenda dell’albero – ricorda il titolare del Kestè -, dopo la sparatoria a banchi nuovi, dopo gli accoltellamenti a via de Marinis, dopo le risse a mezzocannone”. Questa è l’altra faccia dell’Area Unesco, dietro la propaganda patinata sul boom turistico. A sentire chi ci vive, in zona è frequente la presenza di “furiosi, violenti, gente fuori di testa, di giorno come di notte”. Caliendo non trattiene rabbia e sconforto. “Siamo circondati – afferma -. E non c’è nessuno che intervenga se non per dire ‘serve più controllo'”. Frasi scontate, slogan ripetuti a ogni occasione. Invece “serve più amore. Più cura, eventi, spazio e alternative per i giovani. Strade sicure perché animate da persone belle”.

Tutto questo non è affidato soltanto ad uno sfogo sui social. “Ho scritto al sindaco, agli assessori competenti e al presidente della municipalità” ci precisa Caliendo. Li ha messi al corrente di quanto accade. Ma lamenta la carenza di feedback. “Abbiamo proposto progetti di riqualificazione, ma non veniamo considerati” ripete. E aggiunge: “Così non si dà valore al territorio”. Ancora una volta, della politica non riesce a dare un giudizio positivo. “Sono attivista civico, testimone di giustizia ed imprenditore, ma l’ultima voce ad essere sentita è la mia” sbotta. E in inversioni di rotta non crede più.

(Foto Fabrizio Caliendo-Facebook)