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Le interessanti riflessioni e le connesse proposte avanzate da Nicola De Leonardis, presidente regionale di Confcooperative FedAgriPesca Campania meritano, a nostro avviso, di essere approfondite e sviluppate. – così in una nota Giovanni Cacciano, segretario provinciale del Partito Democratico. 

L’idea di fondo, che accogliamo con favore anche perché si colloca nel solco di un approccio gestionale comunitario e partecipato da sempre patrimonio del Partito Democratico, è che le soluzioni ai problemi si debbano ricercare nella capacità e nella volontà di ‘mettersi insieme e fare squadra’, superando sterili particolarismi di sorta giacché nessuno può immaginare di salvarsi da solo.
Ben venga, pertanto, la possibilità di unire intorno a un tavolo istituzioni e portatori di interesse dei comuni rivieraschi del Tammaro a valle della diga di Campolattaro. Fiume, quest’ultimo, che per lungo tempo ha costituito una risorsa preziosa per l’economia locale e per quel settore primario che da sempre ha persino plasmato l’organizzazione sociale e la cultura dell’area.
La proposta di vagliare l’opportunità di un contratto di fiume del «Basso Tammaro e dei suoi Affluenti» può essere lo strumento attraverso cui facilitare una gestione integrata del territorio in grado di corrispondere alle sfide che l’emergenza climatica sempre più ci impone, con l’alternarsi di lunghi periodi di siccità a fenomeni di intense e concentrate precipitazioni.
Predisporre – per fare alcuni esempi – laghetti montani sui torrenti immissari del Tammaro e, ove possibile, serbatoi di accumulo ai margini dell’alveo del fiume renderebbe immaginabile una conduzione programmata della risorsa idrica funzionale anche alle ridefinite esigenze di un’agricoltura sostenibile che, riconvertita nei termini delineati dal presidente De Leonardis, valorizzi la buona qualità delle acque del fiume, destinata finanche ad incrementare per via della potabilizzazione in corso a monte della diga.
Buona qualità che, effetto anche dei gap strutturali del nostro territorio (rarefazione demografica e assenza di grandi opifici industriali con annesso potenziale inquinante), sarebbe la leva di un potenziale sviluppo locale in un tipico scenario di eterogenesi dei fini.”