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Non è stato un omicidio per futili motivi, quello di Francesco Pio Maimone, ucciso con un colpo di pistola al petto la notte tra il 19 e il 20 marzo 2023, sul lungomare di Napoli, al culmine di una malavitosi rivali per un paio di scarpe firmate sporcate. E’ stato un gesto che si inquadra nel “meccanismo di controllo sociale tipicamente mafioso”. A sostenerlo è l’avvocato Sergio Pisani, legale dei genitori e dei fratelli della giovanissima vittima innocente della criminalità, oggi, davanti ai giudici della Corte di Assise di Napoli a cui ha spiegato che, a suo parere, l’aggravante dei futili motivi – di cui chiede clamorosamente l’esclusione – non rende la gravità di tutti gli omicidi di quella matrice: “In mani come quelle – ha spiegato Pisani – la pistola non è un’arma ma un linguaggio… che parla di predominio, di disprezzo per gli altri e per la vita stessa… “ e l’omicidio “non è solo un crimine, ma un atto dimostrativo di un microcosmo”, quello camorristico, “dominato dalla violenza e dalla prevaricazione”.

“Escludere l’aggravante dei futili motivi – sostiene – non significa minimizzare il gesto, ma anzi, permette di attribuirgli la giusta gravità. L’omicidio non è stato commesso per un motivo superficiale, ma proprio per ribadire un messaggio di dominio e impunità”. Pisani rivela anche che, così come accaduto già in occasione delle prime battute del dibattimento, pure dopo la richiesta di ergastolo formulata dalla Procura nella scorsa udienza, sono nuovamente comparse sul web frasi “che normalizzano la violenza e deridono la giustizia” e “sminuiscono il dolore delle vittime”. Il messaggio diffuso e poi rimosso recita “Non alzate ancora i bicchieri, non è ancora finita” secondo Pisani insinua l’idea, in quegli ambienti, che il verdetto “possa essere ancora manipolato o eluso”. Inquentante come la prima anche la seconda frase del messaggio, questa in dialetto: “A Napoli si dice ‘megl suon e cancell ca suon e campan'”. Si tratta di un proverbio il quale, tradotto, vuole dire che è preferibile essere rinchiusi in carcere (il “suono delle sbarre”) piuttosto che morire (il suono delle campane dei funerali). Per Pisani, però, la frase, questa volta, non testimonia l’accettazione della realtà ma piuttosto una sfida “un vanto quasi, una perversa accettazione di una vita segnata dalla criminalità e dalla violenza, come fosse un destino inevitabile, se non addirittura desiderabile”. Infine, nel post, figura anche una frase simbolica “Hasta la Victoria Siempre”. Questo messaggio, per l’avvocato della famiglia Maimone, “è più di una semplice esternazione sui social. È un riflesso di una cultura pericolosa che banalizza la morte e la sofferenza, che rende la violenza quasi uno stile di vita. È un ulteriore pugno al cuore per una famiglia già distrutta, un ulteriore insulto alla memoria di Francesco Pio Maimone”.