A margine dell’evento finale Pmi Day 2024, organizzato dal comitato Piccola Industria di Confindustria Benevento che si è svolto al Teatro Comunale, il presidente del Benevento e di Confindustria Oreste Vigorito si è concesso ai microfoni analizzando il suo cammino alla guida della società giallorossa e quello che lo attende in futuro: “Come ho detto tante volte, comprando il Benevento mi sono comprato un’emozione. La scomparsa di mio fratello mi responsabilizzò. Sarei potuto andare via oppure restare e provare a realizzare il suo sogno e quello di tanti altri. E’ andata bene. Adesso invece sto provando a realizzare il mio sogno che è quello di dimostrare innanzitutto a me stesso e poi agli altri che si può cadere, ma l’importante è rialzarsi. Non è una frase fatta perché io non mi rialzo mai subito. Provo invece a capire le ragioni della caduta, mi rialzo e provo a fare un percorso diverso che non mi faccia fare gli stessi errori. Non sempre ci riesco, ma ci provo sempre”.
Alle porte c’è la gara contro il Cerignola con le due squadre separate da pochi punti: “Il Cerignola è al secondo posto, è quattro punti dietro di noi. A venti partite dalla fine c’è ancora tempo per recuperare e nel caso malaugurato andrà male resteremmo comunque primi. Ma è il fattore psicologico che conta, perché se ogni volta che arriva in casa nostra una squadra concorrente riusciamo a fare risultato positivo, man mano demordi. Lo scorso anno siamo stati a inseguire una squadra come la Juve Stabia che non si è mai fermata anche se tutti dicevano il contrario. Essere secondi logora. Diciamo che si sta molto meglio al primo posto. Ma io non mi logoro. Non è una partita decisiva, ma è molto importante da un punto di vista psicologico. Per me non è mai decisiva fino a quando posso fare qualcosa”.
Inevitabile un accenno al mercato che aprirà ai battenti a gennaio: “Mercato? Io aspetto prima i commenti della stampa, soprattutto di chi a settembre aveva detto che probabilmente saremmo retrocessi per l’idea del progetto di valorizzare i giovani. Adesso dite che ci servono rinforzi. Voi ditelo pure, ma noi faremo quello che riterremo più giusto a quel momento. Al mercato si va per comprare cosa? Ho fatto questa domanda al mio direttore sportivo e la risposta è stata chiara: molte volte ci si rinforza cedendo qualcuno, quindi aspettatevi che cediamo qualcuno“.
Nell’ultimo periodo in casa giallorossa si sta rivelando prezioso il contributo della panchina: “Avevamo da recuperare tanti giocatori che un po’ per sfortuna, un po’ per inattività, un po’ forse perché stavano sognando e non erano riusciti a esprimersi. Poi hanno capito che se stavano in C era anche per colpa loro, certamente non mia e si sono resi conto che giocare in questa categoria non è dequalificante, anzi questo è il vero calcio. E’ qualcosa di meraviglioso. La Serie A e l’Europa sono solo spettacolo. Questo è invece il calcio che emoziona e mi fa venire la pelle d’oca. Io farei sempre la Serie C, ma siccome sono ambizioso voglio tornare in B e possibilmente voglio andare anche più avanti. Ma a livello emotivo lo sfizio che trovo io in Serie C non ha eguali. A me San Siro piace, ma trovo più soddisfazione in questo calcio”.
A Taranto è stato decisivo Starita, che ha ritrovato il gol dopo quasi dieci mesi: “Glielo avevo detto il giorno prima che avrebbe segnato. I dati scientifici del calcio, i rilevatori, dicono che Starita è uno di quelli che si allena in maniera intensa, molto più degli alti: ma non perché gli altri non si allenano. Ha una volontà incredibile ed è di una sensibilità enorme. Non dobbiamo fare diventare tutti eroi o macellai. Se fanno il loro dovere va bene. L’uomo è nato per sbagliare. É un ragazzo che merita di giocare. Talia? Quando mi hanno chiesto di riscattarlo dopo che non era stato ceduto da me ho detto che doveva tornare a Benevento. Sta con me da quando aveva 14 anni come tanti altri. Per me sono tutti uguali e vanno sostenuti sempre”.